Festa del Perdono di Assisi: venerdì 1 e sabato 2 agosto Al Santuario del Sacro Cuore di Gesù

«La confessione è un incontro medicinale con Cristo»

Venerdì 1 e sabato 2 agosto nel Santuario del Sacro Cuore di Gesù, in via San Francesco 13 ad Alessandria, si celebrerà la Festa del Perdono di Assisi (la locandina è a pagina XX). Abbiamo chiesto a padre Giorgio Noè (nel tondo), uno dei frati del Santuario, di spiegarci il significato di questa Festa.

Padre Giorgio, anche quest’anno al Santuario del Sacro Cuore vi state preparando alla festa del Perdono di Assisi. Che cosa significa celebrare questa ricorrenza?

«Per la Famiglia Francescana è un giorno di grande gioia: onoriamo la Madonna degli Angeli alla Porziuncola e la grazia dell’indulgenza plenaria dal mezzogiorno del 1° agosto alla mezzanotte del 2 agosto. Tecnicamente, l’indulgenza è la remissione della pena che la colpa del peccato porta con sé. Ma al di là della definizione “tecnica”, vorrei usare l’immagine del buon Samaritano che il Vangelo di due domeniche fa ci ha lasciato per riflettere come nel sacramento della confessione Gesù è quel Buon Samaritano che versa sulle ferite del peccato la sua grazia risanante e salvifica. La cosa interessante è che poi affida il ferito all’albergatore chiedendogli di prendersi cura di lui e lasciandogli il necessario per le cure. Ecco, è proprio in questo passaggio che potremmo collocare l’indulgenza: come uno di quei doni che Cristo lascia alla sua Chiesa per curare le ferite dell’umanità. La Chiesa e tutti noi sacerdoti siamo coloro ai quali Cristo affida l’umanità ferita dandoci in anticipo ciò che serve alla salvezza: i sacramenti in modo particolare. La confessione è un incontro medicinale con Cristo; attraverso di essa la nostra anima ritrova la sua salute e la sua bellezza».

Ma perché è così importante pensare alla propria anima? In fondo, come si può andare avanti nella vita con i nostri acciacchi fisici si può convivere anche con il peccato.

«È vero, possiamo convivere con tutto ma dobbiamo chiederci qual è il fine del nostro esistere. Posso convivere con i problemi, con le malattie, anzi facendole addirittura diventare occasione di crescita, ma non posso convivere con il peccato, con il male… non siamo fatti per questi compromessi. In gioco c’è la vita eterna che Cristo ci ha conquistato con il prezzo della vita in croce. Non possiamo vivere da mediocri, ma ci è chiesto di mettere a frutto i talenti, di accogliere la Grazia che ci salva. Ecco dunque che la festa del Perdono di Assisi diventa una bella occasione per sperimentare l’azione del buon Samaritano, un’occasione per noi sacerdoti di giocare i “danari” che egli ci ha lasciato per curare i feriti».

Non c’è pericolo di vivere tutto questo in modo superficiale, come andare al supermercato ad acquistare un prodotto?

«È possibile, ma è interessante un altro particolare della parabola: quell’albergo è la Chiesa! Oggi, concepire la Chiesa come un albergo può avere un significato negativo, come “luogo” dove si erogano servizi e sacramenti. Ma è tuttavia sempre un luogo dove curare le ferite e dove attingere al mistero dell’Amore. Dunque vi aspettiamo per incontrare Cristo nel sacramento della confessione: anche se la confessione vissuta in questa occasione fosse occasionale, sarebbe pur sempre un incontro con Gesù, Colui che ha il potere di liberarci dal male e dalla morte».

G.M.

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