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Intervista doppia a don Vittorio Gatti e don Gian Paolo Orsini

Una «scuola» per meditare la Scrittura

Sono passati ormai più di vent’anni da quando la nostra diocesi, specialmente con i giovani, ha vissuto l’esperienza bella della Scuola della Parola, singolare esperienza di scuola basata sulla meditazione della Scrittura. Abbiamo rivolto qualche domanda a don Vittorio Gatti e a don Gian Paolo Orsini, che all’epoca erano giovani seminaristi e hanno vissuto in prima persona l’entusiasmo di quegli incontri.

Don Vittorio, qual era il senso di un’esperienza come quella e come era organizzato ogni incontro?

«Si trattava di un incontro mensile destinato ai giovani della diocesi, come momento di ascolto e confronto con la Parola di Dio insieme al Vescovo, mons. Fernando Charrier. Le parrocchie e i gruppi di giovani attivi in diocesi erano numerosi: la proposta si rivolgeva in particolare a giovani degli ultimi anni delle scuole superiori, universitari o alle prime esperienze nel mondo del lavoro. Era un incontro sentito come importante nel cammino dei diversi gruppi, una tappa mensile comune nei percorsi pur differenziati. Le serate erano piuttosto semplici: un momento iniziale di accoglienza e preghiera, con canti e salmi, poi l’ascolto della Parola e la riflessione del Vescovo; nelle diverse edizioni sono cambiate un po’ le modalità: qualche volta erano i giovani a fare domande, oppure si ascoltavano delle testimonianze. Il taglio dato da mons. Charrier, dato il suo impegno nella pastorale del lavoro, era piuttosto ‘pratico’: quale rilievo ha la Parola nelle scelte quotidiane, nella vita sociale, nell’impegno a scuola o sul lavoro».

Don Gian Paolo, che ricordo hai del clima che si respirava in quelle serate?

«Direi un clima di attesa per vari aspetti: l’attesa per la conoscenza del vescovo: mons. Charrier era entrato in Diocesi nel giugno del 1989. A gennaio 1990 erano stati costituiti per la prima volta gli uffici pastorali (il primo direttore della Pastorale Giovanile fu il compianto don Angelo Campora, scomparso improvvisamente nell’aprile successivo, sostituito poi da don Walter Fiocchi); l’attesa per un momento d’incontro per i giovani come non ce n’era da tempo; l’attesa per fare conoscenza, per scambiarsi esperienze (di solito gli incontri proseguivano in maniera… più laica, attorno a una birra o una coca…); l’attesa della preparazione, sia prima dell’incontro che dopo.Una «scuola» per meditare la Scrittura Intervista doppia a don Vittorio Gatti e don Gian Paolo Orsini qui che lo preparava: la scelta dei canti, degli altri testi che venivano proposti oltre al Vangelo che era il tema conduttore (memorabile il primo anno sul “Buon Samaritano”…), la “scaletta” della serata…; soprattutto l’attesa di mettersi all’ascolto della Parola di Dio in un modo diverso dall’Eucaristia domenicale e poi di confrontarsi su di essa nei giorni successivi (era già famosa in quegli anni la “Scuola della Parola” tenuta a Milano dal Card. Martini)».

Don Vittorio, cosa ricordi?

«Ricordo un clima di condivisione e di festa: la cura nel preparare la liturgia e i canti in particolare mi vedeva coinvolto in prima persona; in effetti proprio la scuola della Parola è stata l’ambito in cui è nato il Coro Giovanile Diocesano. La possibilità di vivere un momento comune di ascolto della Parola costituiva un rilancio anche per le attività di ogni gruppo: in qualche caso le riflessioni preparate dal Vescovo venivano stampate nel libretto della serata e consegnate per una ripresa nelle diverse parrocchie».

Don Gian Paolo, in che senso potremmo dire che quella era una scuola per i giovani che la vivevano?

«Per le opportunità che offriva, soprattutto di crescita dal punto di vista spirituale, ma anche umano; e non solo a livello personale: come ho già detto era un’occasione per proseguire la riflessione nei gruppi parrocchiali o associativi, oltre che per le parrocchie che, nel corso degli anni, ci hanno accolto ed ospitato. Mi piace pensare che per molti sia stata anche una scuola che ha dato frutti interiori in modo inaspettato e sommesso o magari anche più… “fragoroso”: non posso non pensare che da quella esperienza sono nate diverse vocazioni e anche, come ha ricordato don Vittorio, il Coro Giovanile Diocesano (all’inizio era il coro della parrocchia di San Pio V, la prima che ci ha ospitato, a cui via via si sono aggiunti giovani provenienti da altre parrocchie della Diocesi, diretti mirabilmente da Guido Astori), ufficializzatosi per la prima Festa dei Giovani a giugno 1991. Queste, come le esperienze belle dei tempi della scuola, sono cose che si ricordano ancora volentieri, non con rimpianto o nostalgia, ma con la consapevolezza che sono stati momenti forti ed intensi nel cammino della vita, nostra e della nostra Chiesa.»

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