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Favor Debitoris – Ancora su Sergio Bramini

Su questo giornale abbiamo riferito più volte delle vicende di Sergio. Il Sergio di cui parlavamo è Sergio Bramini, imprenditore, creditore di 4 milioni nei confronti dello Stato, fallito perché lo Stato non ha pagato. Sergio è stato sloggiato dalla sua casa, data in garanzia per un mutuo utilizzato per pagare gli stipendi dei suoi dipendenti. C’è stata una grande mobilitazione, centinaia di persone hanno cercato di impedire questo sloggio, ingiusto e ritorsivo. Infine la vicenda è arrivata all’attenzione del governo e Sergio Bramini è stato nominato consulente del Ministero dello Sviluppo Economico, proprio per evitare il ripetersi di situazioni tipo la sua. In questi mesi ha fatto un’intensa attività di proposte di legge per migliorare la condizione degli indebitati incolpevoli. La settimana scorsa è uscito il “Decreto legge in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la Pubblica Amministrazione”. All’interno di questo decreto due articoli fanno esplicito riferimento alle norme richieste da Sergio Bramini nel suo incarico al Mise. Vengono infatti chiamate “norme Bramini”. Si tratta dell’articolo 1 (“Sostegno alle piccole medie imprese creditrici delle Pubbliche Amministrazioni) e dell’articolo 4 (“Modifiche al codice di procedura civile in materia di esecuzione forzata nei confronti dei soggetti creditori della pubblica amministrazione”). L’articolo 1 è stato elaborato da alcuni dei massimi esperti del settore. È stato molto ridotto nella sua estensione e nella sua efficacia rispetto al progetto depositato da Bramini. Introduce comunque una norma che, opportunamente ampliata, può essere innovativa e avviare una prassi più equilibrata nel profondo squilibrio, a favore dei creditori, esistente oggi
fra creditori e debitori. L’articolo 4, nonostante l’intenso lavoro svolto dai consulenti di Bramini che avevano fatto una proposta estremamente equilibrata e di buon senso, è invece una presa in giro. È evidente che, nonostante le buone intenzioni, gli interessi economici in gioco hanno impedito qualunque modifica della situazione di profondo squilibrio tra creditori e debitori e continuerà nelle esecuzioni immobiliari l’umiliazione delle famiglie debitrici. Con questo articolo (altri ne seguiranno) cercheremo di andare ad individuare gli interessi economici in gioco e di collegare questi interessi con le fasce sociali che si stanno arricchendo ai danni delle famiglie impoverite. È necessario, per comprendere il fenomeno, partire dai dati quantitativi. Presentiamo un sintetico report: – sulla quantità delle esecuzioni immobiliari di prime case di famiglia in corso – sul numero delle persone coinvolte negli sloggi prevedibili sulla base della legge 560 – sui guadagni che questa attività permette a speculatori e a gestori delle aste immobiliari Abbiamo condotto una elaborazione sui dati raccolti da “Analisi statistica e numeri sulle procedure esecutive immobiliari d’Italia anno 2017”. Utilizzando anche qualche dato dell’edizione 2016. Sulla base di una nostra estrapolazione, e incrociando questi dati con quelli forniti da altri centri di ricerca (ad esempio, Nomisma) e con l’importante studio fatto dall’Associazione T6, nell’aprile del 2016, sui costi delle esecuzioni immobiliari individuali, si può arrivare alle seguenti conclusioni. Nel 2017 sono state effettuate 131 mila esecuzioni immobiliari quasi esclusivamente su prime case, coinvolgendo 450 mila persone sloggiate. Il valore dei 131 mila immobili è di 17 miliardi di euro e il valore medio di ogni esecuzione si aggira sui 130 mila euro. Il report Astasy 2016 (probabilmente sottovalutando il fenomeno della cessione degli Npl ai fondi speculativi, che stanno inondando l’Italia di decreti ingiuntivi, l’anticamera delle esecuzioni immobiliari) scrive che arriveranno sul mercato fino a 450.000 immobili provenienti da procedure. Così nei prossimi due o tre anni saranno coinvolte 800 mila persone in 255 mila esecuzioni immobiliari . Si tratta di un fenomeno sociale di dimensioni bibliche che travolgerà tutta la rete di assistenza che comuni e parrocchie cercano di allestire. Nel prossimo numero cercheremo di capire perché soltanto pochi parlino di questa catastrofe che sta per arrivare.

Giovanni Pastore

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