La lentezza del cammino servirà per meditare
Domenico Dell’Omo, al quarto anno di seminario della nostra diocesi, partirà per il cammino di San Marco insieme con altri cinque seminaristi.
Domenico, che cosa significa per te mettersi “in cammino”?
«Una domanda più facile non ce l’hai? (sorride). Per me mettersi in cammino significa affidarsi. Affi darsi, cioè avere fiducia in Qualcuno che ci sta vicino e ci sostiene nel cammino. E quindi tutte le difficoltà che possono subentrare in questo percorso si possono affrontare con la certezza che non si è mai soli, che c’è un senso in tutto quello che si fa».
Come vi siete preparati per la parte in canoa?
«Ci siamo trovati qualche mese fa sul Po con Angelo Bosio, un appassionato del fiume che ci accompagnerà lungo il percorso, insieme con altri volontari. Siamo partiti proprio dalle basi, da come si tiene la pagaia. Mentre sabato scorso abbiamo svolto un corso sulla sicurezza in acqua, con gli Scout del Valenza 1, sui pericoli che si possono incontrare e su come affrontarli al meglio».
Che cosa ti aspetti dal Cammino di San Marco?
«Mi aspetto un’esperienza di vita comunitaria nella semplicità, molto significativa dal punto di vista spirituale. Parliamo di un pellegrinaggio, non di una sfida sportiva. La meta è significativa perché è un luogo di cui ho sempre sentito parlare ma che non ho mai visitato. Questo lo fai non da turista, ma con una prospettiva diversa: in fiume e per le strade. Anche la lentezza del cammino servirà per meditare su ciò che si sta facendo».
Lo avresti fatto, se non fossi stato seminarista?
«Questa domanda non me la sono posta, sinceramente. Rispondo così: probabilmente no, perché tendenzialmente sono abbastanza pigro e schematico, per cui se devo andare da un luogo al’altro cerco il mezzo più semplice e comodo per arrivarci. L’idea del cammino a piedi prima di entrare in seminario non mi toccava più di tanto».
Vai con un’intenzione a questo pellegrinaggio?
«Al momento non ho richieste particolari, se non quella che sia un pellegrinaggio fruttuoso per chi vi partecipa. Molto spesso, quando mi trovo in queste situazioni, la richiesta la “elaboro” durante il percorso».
Alessandro Venticinque