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Perché mangiare insieme (e come tornare a farlo)

L’approfondimento

Uno dei momenti di aggregazione più bella per chi vive in una comunità come il collegio, lo abbiamo detto, è il momento del pasto. Ma come viverlo “al massimo””? Abbiamo chiesto a Davide Porporato, docente di Etnologia presso l’Università del Piemonte Orientale, perché è importante riscoprire la convivialità e come farlo se lo abbiamo disimparato. «I rapporti umani si rafforzano a tavola: è un tratto che caratterizza l’essere umano; gli uomini per definizione mangiano in compagnia». Porporato non ha dubbi: una delle necessità del presente per l’umanità è quella di «ritrovare il senso e recuperare la pratica della convivialità, che è andata in crisi per i tempi frenetici della postmodernità, che non sempre si coniugano con la possibilità di fermarsi a consumare il pasto in compagnia».

«Mangiare non è solo una questione di ingerire proteine e carboidrati, ma è un vero e proprio tratto culturale dell’uomo», prosegue Porporato. «Non si tratta solo di nutrirsi, ma di stabilire e rinsaldare legami, scambiarsi opinioni, esercitare il pensiero critico».Se avessimo perso la capacità di stare a tavola insieme, immersi come siamo nell’osservazione dello schermo del nostro smartphone, come possiamo fare per recuperarla? Ecco un breve vademecum.

1. Il pasto non è tempo perduto. Non si tratta di sbrigare una pratica: mangiare insieme è una parte fondamentale del percorso universitario, lavorativo, di vita.
2. Il tempo del pranzo è un tempo affettivo. È un tempo curativo, che dà qualità alla giornata, che interrompe il flusso indistinto delle azioni e recupera l’affettività, di cui abbiamo un gran bisogno.
3. Mangiare insieme stimola buone idee. Spesso si passa la mattinata ad arrovellarsi su un concetto senza trovare una soluzione e, mentre si mangia e si chiacchiera con gli altri, si accende la lampadina e si trova l’idea giusta.
4. Pranzare lentamente fa bene. Frequentemente ci si abbuffa nel tentativo di comprimere il tempo: niente di più dannoso per l’organismo.
5. No al “Face to Facebook”. Si, invece, al face-to-face. Si riponga in tasca il telefonino: per l’intervallo in cui si pasteggia, si cerchi di privilegiare la persona in presenza e non gli amici online.

  • “Favorite!” 
  • Contatti e social

Per contribuire in ogni modo a far sentire gli ospiti del Collegio benvoluti, accompagnati e guardati, nel progetto del collegio Santa Chiara non poteva mancare anche un ristorante. Un luogo dove mangiare bene a prezzi onesti, con proposte pensate apposta per venire incontro a giovani e lavoratori e dove la convivialità e il “sentirsi a casa” vengono messi al primo posto. Nei locali del collegio aprirà il “Favorite!”, una sorta di “osteria contemporanea” dal nome che contiene già in sé un invito ad accomodarsi a tavola e servirsi di ogni ben di Dio e un’ulteriore risposta della Diocesi, attraverso l’impresa sociale Salve, ai bisogni degli studenti.

Il Santa Chiara vi aspetta! Per tutte le informazioni sul Collegio, prenotazioni di stanze, convenzioni e partecipazione agli eventi culturali scrivete a:

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Speciale a cura di Zelia Pastore

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