La testa e la pancia di Silvio Bolloli
Gioiello non solo per Alessandria
Devo dire che mi ha suscitato un certo orgoglio la notizia – riportata martedì dalla stampa – dell’inserimento dello Stadio Comunale “Moccagatta” di Alessandria tra gli impianti sportivi più significativi del mondo da un punto di vista architettonico, in una singolare classifica di cui fa parte anche lo “Yankee Stadium” di New York. In effetti il “Moccagatta” è una di quelle perle di casa nostra troppo spesso dimenticate e non abbastanza considerate ma è opportuno forse ricordare due aspetti di questo mitico impianto per capirne il valore, a cominciare dall’età. Certo, perché, nonostante periodici interventi di ristrutturazione e manutenzione e qualche importante aggiornamento (mi riferisco all’eliminazione dei vecchi Parterre a favore del nuovo settore con le poltrone di bordo campo o il rifacimento in senso migliorativo e ampliativo della Curva Nord), l’impostazione dell’impianto è esattamente la stessa del 1929 – dunque di quasi cento anni fa – ed è perciò qualcosa che rende assolutamente speciale il fatto di calcare questo terreno di gioco.
Naturalmente, oltre all’importanza architettonica (legittimata dalla tutela dello stadio da parte della Sovraintendenza dei beni culturali) c’è tutta una storia che merita di essere raccontata e che possiamo qui riassume solo per punti salienti: dalla fondazione, in pieno periodo fascista, ben sottolineata dall’originaria denominazione di “Stadio del Littorio”, alla successiva intitolazione, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, alla grande figura di Giuseppe Moccagatta, sindaco di Alessandria e presidente dei Grigi. Nei decenni questo stadio ha condiviso veramente tutto con la sua città, a cominciare dalla tragedia dell’alluvione del 1994 che lo ha visto trasformato in un melmoso acquitrino però ancora ben ritto su tutte le proprie strutture e poi, non dimentichiamolo, qui si sono espressi alcuni tra i più grandi calciatori della storia dell’ars pedatoria: due nomi su tutti? Pelè (che segnò pure un goal) e Michelle Platini. Ecco perché sentirlo definire, come recentemente capitato in occasione della partita di Europa League che il Torino ha disputato, un “mini-stadio” mi ha dato abbastanza fastidio. Mi dispiace, il “Moccagatta” non è affatto un mini-stadio ma un gioiello in cui chi ha il privilegio di calpestarne terreno dovrebbe solo togliersi il cappello in segno di rispetto.