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I giovani al centro dei Lunedì di Quaresima

Intervista al professor Renato Balduzzi

«Tre incontri per ascoltare e conoscere meglio il mondo giovanile. Perché a volte il problema siamo noi adulti…»

Stanno per partire i tradizionali appuntamenti per la Quaresima organizzati dalla Diocesi di Alessandria, in collaborazione con il Centro di cultura dell’Università Cattolica e il Meic, Movimento ecclesiale di impegno culturale. Con una novità: quest’anno i “Martedì” (leggi anche Martedì di Quaresima- Nullità matrimoniale: la riforma) diventano “Lunedì”. «In realtà dovremmo dire che siamo tornati al’origine, perché gli incontri nacquero proprio come “Lunedì”» ci racconta il professor Renato Balduzzi (nella foto qui sotto), uno dei promotori dell’iniziativa diocesana. «In questo caso ci siamo sincronizzati con gli impegni del nostro Vescovo, che tra l’altro ha suggerito il tema di questo ciclo. Monsignor Gallese non era disponibile due martedì su tre, e quindi volentieri abbiamo deciso di anticipare al lunedì». I tre lunedì saranno quelli del 16, 23 e 30 marzo, nell’auditorium della Parrocchia di San Baudolino, alle ore 21.

Professor Balduzzi, il titolo che fa da filo conduttore degli incontri di questa Quaresima è “I giovani. Questi sconosciuti”. Sottotitolo. “Tre incontri alla luce della “Christus vivit” di papa Francesco”. Che cosa dobbiamo aspettarci?
«In questo momento la “Christus vivit” è davvero la summa del pensiero del Santo Padre. È una Esortazione apostolica del 2019 dedicata alle (e non “alla”) gioventù: valorizza e applica all’universo giovanile ciò che il Papa ha scritto, dalla “Evangelii gaudium” in avanti, oltre a tutta quella catechesi per così dire “occasionale” fatta prima del Sinodo dei giovani, e per i giovani, del 2018. Per noi è importante avere la “Christus vivit” sullo sfondo: non tanto come ripetizione di un discorso, ma come strada maestra per l’approfondimento che il Papa ci spinge a fare».

Quali sono i relatori di questi tre “Lunedì”?
«Il primo appuntamento sarà lunedì 16 marzo con il professor Alessandro Rosina, curatore del “Rapporto Giovani” dell’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica. Il titolo, “Un po’ di dati per conoscerli meglio”, vuole metterci in guardia dal parlare dei giovani senza conoscerli. Il secondo incontro è fissato per lunedì 23 marzo con Gioele Anni, giornalista e uditore al Sinodo dei giovani. Pur avendo solo 30 anni, è una persona che ha una lunga esperienza di animatore e una vasta esperienza nel Movimento studenti di Azione cattolica. Il tema è: “Vi racconto la mia esperienza: un giovane in mezzo ai giovani”. Inoltre, Anni conosce molto bene l’ambiente digitale, un “contesto di partecipazione sociopolitica e di cittadinanza attiva”, come lo definisce il Papa nella sua Esortazione. Terzo appuntamento, lunedì 30 marzo, con il professor Giancarlo Rovati, docente di Sociologia in Università Cattolica, che affronterà il tema “Il problema sono i giovani o gli adulti?”. A volte il problema siamo davvero noi adulti. Papa Francesco, nel n. 201 della “Christus vivit”, utilizza l’immagine evocata da un uditore delle Isole Samoa per indicarci la strada: “Piuttosto, saliamo tutti sulla stessa canoa e insieme cerchiamo un mondo migliore, sotto l’impulso sempre nuovo dello Spirito Santo”. Un invito ad ascoltare, conoscere e coinvolgerci: vuole essere questo lo stile dei “Lunedì”».

Lei che cosa si aspetta da questi appuntamenti?
«Intanto mi aspetto di vedere tra il pubblico tutte le generazioni rappresentate e protagoniste, come già è accaduto agli ultimi incontri sull’Avvento. In fondo, chi di noi non ha a che fare con le questioni dell’universo giovanile? I giovani in Italia sono pochi e saranno sempre di meno, in prospettiva. Domandiamoci se in questi anni abbiamo riflettuto su questo, o se siamo in difficoltà su temi come l’ambiente, il lavoro o la presenza della Chiesa. C’è da ristabilire un circuito di fiducia».

Che giudizio dà dei giovani, oggi?
«Sono un’occasione di stimolo. Si capisce che essi sono i primi a cogliere la limitatezza delle prospettive in cui vivono, prigionieri dello smartphone, del loro stesso io e del “gruppetto”. Ma per uscire da questo legame forzato ci vuole qualcuno che lanci un salvagente credibile».

Andrea Antonuccio

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