Intervista al nostro vescovo monsignor Guido Gallese
Domenica 3 maggio, giorno in cui la città di Alessandria il suo 852° compleanno, la Madonna della Salve sarà portata per le vie della città. Quest’anno il tradizionale Ottavario per celebrare la “Clementissima Patrona” avrà un sapore diverso: a causa dell’emergenza sanitaria di queste settimane, le celebrazioni e la “peregrinatio” saranno senza fedeli (leggi il programma completo). Immerso nel silenzio, vicino alla Salve, monsignor Guido Gallese porterà (virtualmente) in “peregrinatio” tutta la comunità alessandrina, colpita da dolori e sofferenze. La Madonna farà tappa in alcuni luoghi significativi della città: come l’ospedale e il carcere. Abbiamo chiesto al vescovo di spiegarci questo particolare momento.
Eccellenza, quest’anno sarà l’unico ad accompagnare la Madonna della Salve in “peregrinatio”. Che effetto le fa?
«Ormai sono abituato a vivere questi momenti di solitudine (sorride). Il più scioccante è stato all’inizio del lockdown, quando ho benedetto la città dalla piazza della cattedrale completamente vuota. Devo dire che sento la presenza dei fedeli, la loro preghiera e la loro partecipazione, e li porto nel cuore durante le celebrazioni. In me prevale nettamente il senso della presenza della gente, rispetto a quello dell’assenza».
Per i fedeli alessandrini non sarà facile…
«Innanzitutto voglio dire che per noi è stato difficile preparare tutto. Primo per la fatica organizzativa, perché ci sono persone che devono lavorarci duramente paradossalmente per non vedere nemmeno un fedele in “peregrinatio”. Secondo perché vogliamo dare agli alessandrini una risposta: la Madonna è al nostro fianco, intercede per noi e ci accompagna. Ed è qui per farci capire il mistero di Dio, in un momento cosi duro e tragico. Lei che dei misteri tragici ha fatto abbondante esperienza, lei che è raffigurata sotto la croce. Terza cosa, non vorremmo essere veicolo di contagio durante la “peregrinatio”. Chiedo agli alessandrini la collaborazione nel seguire da casa questo momento di festa con Maria, e nel lasciarci girare da soli con l’immagine della Madonna in città. Affacciatevi alle finestre, stendete drappi o accendete lumi, ma rimanete in casa. Perché lo scopo è quello di fare da “collettori” di preghiere, che tanto funzionano lo stesso. La Salve ci sente tutti, anche se non siamo a due metri (sorride)».
Parliamo del percorso: sarà uguale agli altri anni?
«Abbiamo pensato di farlo in modo differente, perché passare per le vie del centro adesso ha meno senso degli anni passati.
Viste le misure di distanziamento sociale per cui passeremo davanti al Comune, ricordiamo che quel giorno è il compleanno della città, e davanti all’ospedale civile, ritornando poi alla Cattedrale. Raccomando molto vivamente che la gente non esca di casa per aggregarsi o farsi trovare lungo il percorso: abbiamo fatto in modo di offrire la “vicinanza” della Madonna della Salve a noi alessandrini, ma vorremmo dare il buon esempio anche dal punto di vista civile».
Un programma particolare anche per l’Ottavario…
«Sì, ogni giorno verrà celebrata una Messa e seguirà un momento di preghiera attraverso la recitazione del Santo Rosario, ovviamente a porte chiuse, da seguire in streaming. Il tutto si aprirà sabato 25 aprile con l’ordinazione diaconale di Domenico Dell’Omo, proprio nel giorno in cui si festeggiano la Madonna della Salve e San Marco, compatrono della nostra cattedrale».
Da questa epidemia cosa abbiamo capito?
«C’è una lezione che abbiamo imparato e che non scorderemo mai: non siamo padroni assoluti, arbitri, del destino della nostra società. Questi eventi ci ricordano che siamo dentro un contesto, dentro la natura, dentro un universo, e noi siamo solo un granellino. Ahimè poco significativo, se non per Dio… Un asteroide non presta attenzione alla presenza o all’assenza della razza umana nei luoghi sulla sua traiettoria (sorride)».
E spiritualmente?
«Abbiamo fatto fatica a vivere le celebrazioni in modo differente, con uno sguardo diverso. Se siamo stati intelligenti e non ci siamo lamentati, abbiamo potuto godere di alcuni insegnamenti importanti riguardo alla vita spirituale. Il primo di questi è il ritorno all’importanza del sacerdozio comune o dei fedeli, che troppe volte diamo per scontato, quasi delegandolo al ministro ordinato, attraverso la Celebrazione eucaristica. Mentre il Concilio Vaticano II ci ha richiamato all’importanza del fatto che il fedele “celebri” l’Eucarestia domenicale come un esercizio profondo e interiore del sacerdozio battesimale, certamente meno visibile della liturgia esterna. E questo lo noti nel momento in cui vieni privato del sacerdote che celebra il rito e sai di partecipare a qualcosa che non è una Messa “valida”. Per questo sei costretto a pensare a ciò che devi fare, ovvero esercitare l’unica cosa che hai tra le mani: il tuo sacerdozio battesimale, che chiede di unirti a Cristo, che ha offerto la sua vita per te, e imparare da Lui a fare della vita un’offerta d’amore per gli altri. Non è qualcosa di esteriore, ma un culto interiore al Padre, in Spirito e Verità; da cui poi scaturiranno azioni, ma solo in un secondo tempo…».
Eccellenza, che cosa chiederà alla Salve?
«Continuo a chiedere al Signore grazie per tante persone che stanno soffrendo. Porto tutte queste sofferenze, dolori e lutti ai piedi di Dio, in particolare nella Celebrazione eucaristica. Tuttavia, alla Madonna della Salve chiederò la cosa più difficile di tutte: lei, che era ai i piedi della croce, ci aiuti a vivere il mistero del dolore. Di fronte a questa sofferenza sorgono tante domande e non possiamo fermarci alle richieste nell’ordine della salute fisica: tutti questi morti ci fanno capire che non basta e non funziona. Il fatto che Gesù stesso sia morto in croce ci ricorda che il suo insegnamento comportava un passo più profondo e spirituale: imparare a vivere il dolore, la sofferenza e il lutto. Sotto i piedi della Salve porterò tutte le persone sofferenti o malate, i loro cari e coloro che a qualsiasi titolo li assistono, chiedendo ciò che il Signore e la Madonna ci hanno insegnato: “Sia fatta la Tua volontà”».
Alessandro Venticinque
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