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«Le attività rischiano la “terapia intensiva” senza sapere la loro sorte»

Intervista al ristoratore Christian Bellomo

Christian Bellomo (nella foto), 37 anni, è il proprietario con sua moglie del ristorante La cucina di Francesca” a Valmadonna. Come gran parte dei ristoratori (leggi anche L’intervista al pizzaiolo Alessandro Scuderi), Christian si è dovuto adattare alla chiusura organizzando le consegne a domicilio. Ma non è tutto. In questo periodo d’emergenza, l’imprenditore ha creato la pagina Facebook “Consegne a domicilio Alessandria e dintorni”: qui ristoratori e negozianti propongono e pubblicizzano i loro servizi, e i cittadini possono scegliere tra le tante offerte.

Christian, da dove nasce l’idea della pagina?
«Avendo un locale, ho pensato che potesse essere utile per la città e la provincia avere un contenitore dove le varie imprese potessero condividere le proposte, e i cittadini trovare qualcosa di utile. Non sono un informatico o esperto di social, ma ho provato a creare qualcosa che potesse essere d’aiuto per tutti (sorride)».

Da imprenditore quali sono le maggiori difficoltà?
«Le difficoltà di oggi sono ovviamente legate alla chiusura. Questo significa un blocco totale per chi non è organizzato con le consegne a domicilio, e una lenta ripartenza per chi si è arrangiato con le spedizioni a casa. Diverse attività lo stanno facendo, e non solo i ristoratori, perché si sono rese conto che è l’unico modo per sopravvivere. Questa situazione è un dramma, non solo sanitario…».

Le istituzioni come si stanno comportando?
«Il buonsenso porta giustamente a una chiusura. Però bisogna intervenire a supporto delle attività, non si può pretendere il pagamento delle tasse e delle imposte, e non intendo solo quelle a venire, ma anche quelle pregresse. Bisogna dire che, già prima dell’emergenza, non eravamo in un momento eccellente dal punto di vista economico. Per questo, tanti hanno fatto debito, non solo con le imposte, ma anche con i fornitori. Quindi stando fermi si accumulano una serie di incombenze e si blocca tutto. Almeno pretendiamo il blocco delle tasse e un sostentamento economico dignitoso. I 600 euro se li chiamiamo elemosina è un eufemismo… Speriamo che le istituzioni prendano dei provvedimenti».

Per il futuro si parla del plexiglass sui tavoli. Sei d’accordo?
«Il plexiglass sui tavoli lo definirei raccapricciante. I locali sono luogo di convivialità e se li rendiamo un “carcere” non è il massimo. Si corre anche il rischio di perdere molti clienti. Quello che cercheremo di fare è il distanziamento dei tavoli: io ho un locale grande, quindi posso permettermi di ridurre i tavoli, ma c’è anche chi non ha questa fortuna. Bisogna anche vedere quale sarà l’interpretazione di queste normative: se non si permettesse a un nucleo familiare, che vive nella stessa casa, di stare nello stesso tavolo sarebbe un bel paradosso. Come locale stavamo crescendo molto, purtroppo questa emergenza ci ha fermato sul più bello».

C’è la paura di non riaprire?
«La paura c’è per tutti. Bisogna capire che il “giorno zero” non sarà l’apertura del locale, ma comincerà con il peso enorme dei pagamenti di cui parlavamo prima. Il decreto “Cura Italia” che riguardava anche supporti e finanziamenti per le imprese, non è stato di grande aiuto. A queste agevolazioni non tutti possono accedere: i 25 mila euro per le imprese possono essere richiesti solo se si ha un fatturato del 2018 pari o superiore a 100 mila euro. E non è facile per tutti… Per esempio, noi abbiamo aperto a settembre 2017, quindi questo aiuto non è raggiungibile. Ma non solo questo…».

Ovvero?
«Il sistema bancario non è cosi fluido e disponibile nell’erogare gli aiuti che ci spettano, lo vediamo anche con la cassa integrazione. Le banche si chiudono nei loro meccanismi. Diciamo che sono aiuti non aiuti, perché si è visto poco e niente. Ogni giorno che passa manca sempre più ossigeno, e le attività rischiano di andare in terapia intensiva senza sapere la loro sorte. Bisogna intervenire anche perché lo stato ha interesse a salvare le imprese, che da sempre reggono l’economia del Paese. Se le uccidi sarà un problema grande per tutti».

Un messaggio per i tuoi colleghi.
«Ognuno ha una realtà diversa con cui confrontarsi, ma siamo tutti in grossa difficoltà. Il mio messaggio è positivo, nella speranza che ci siano interventi da parte di chi governa. Dobbiamo resistere e rimanere in contatto con i nostri clienti, per farci trovare pronti quando si potrà ricominciare. Sarò banale, ma in questo momento dobbiamo avere forza, coraggio e pazienza».

Alessandro Venticinque

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