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I fedeli ritornano a Messa

Siamo stati a San Pio V per la prima celebrazione domenicale

Qualcuno è arrivato molto presto. Gli ultimi preparativi per la prima celebrazione domenicale dopo il lockdown hanno tenuto impegnati alcuni parrocchiani fino a poco prima della Messa. Già alle 10.20 il sagrato della chiesa di San Pio V ad Alessandria era presidiato dai volontari.

All’accesso, le ormai consuete “frecce” a indicare i versi di entrata e di uscita, e il gel disinfettante a disposizione di tutti. Vicino all’entrata, nei giorni precedenti era stata posizionata la cassetta delle offerte. Dalle 10.30 il flusso in ingresso ha cominciato gradualmente ad aumentare, senza però mai creare assembramenti sulla scalinata. I fedeli, una volta entrati, potevano prendere posto o sulle sedie, distanziate l’una dall’altra, in fondo alla chiesa, o sulle panche i cui posti a sedere erano segnalati con nastro blu.

Nel frattempo, vicino all’altare ci si adoperava per installare un proiettore collegato a un computer per permettere a tutti di visualizzare i testi dei canti, in mancanza dei consueti fogli e libretti. Un parrocchiano prima di ogni canzone faceva scorrere le slide, proiettate su un muro bianco, tramite un telecomando connesso da remoto al pc. Alle 10.45 la gran parte dei parrocchiani che avrebbero assistito alla Messa era già presente.

Dei 100 posti disponibili totali, senza contare quelli riservati a organista e chitarrista, alcuni sono rimasti liberi: sono state contate 75 persone nell’assemblea. Molto ridotta la presenza di bambini. Lo stop alle attività di catechismo e a quelle di animazione potrebbe aver influito. Poco prima dell’inizio della celebrazione, qualche gruppetto qua e là di fedeli si spendeva in saluti e chiacchiere: situazione sotto controllo, seppur ai limiti del regolamento. Un membro della vigilanza ha effettuato un ultimo controllo sul rispetto delle distanze tra un posto e l’altro.

Alle 11, l’inizio della Messa celebrata da don Giuseppe Di Luca. Gli abbiamo chiesto un pensiero sull’importanza di tornare a Messa proprio nel giorno in cui nella pagina di Vangelo Gesù ci dice che «io sarò con voi tutti i giorni». «La presenza di Cristo ci è data dal Battesimo, ma abbiamo bisogno di una dimensione comunitaria, che si esprime fondamentalmente della Liturgia. Per questo motivo c’è bisogno della presenza fisica: ricevere i Sacramenti insieme è un segno più potente ed efficace» questa la convinzione del sacerdote, espressa anche durante l’omelia.

Il coro, presenza abituale nella parrocchia di San Pio e normalmente posto vicino all’organo, non c’era, come da disposizioni. O meglio, era dislocato nelle panche, per accompagnare come sempre la celebrazione con il canto, dando una parvenza di normalità. Normalità ancora inevitabilmente lontana: tutti i fedeli muniti di mascherine, qualcuno anche di guanti. Dopo l’inizio della Messa, i volontari si sono schierati all’esterno dell’edificio, tranne un membro della vigilanza che ha assistito a tutta la celebrazione.

Le porte sono state lasciate aperte per permettere l’ingresso di qualche eventuale ritardatario. All’altare ai lettori è stato concesso di togliere la mascherina solo per il momento della lettura. Anche il sacerdote teneva la mascherina abbassata nei momenti in cui parlava, per poi rimetterla a coprire bocca e naso quando smetteva di parlare e si sedeva.

Al momento della comunione don Di Luca e altri due ministri straordinari hanno consegnato l’Eucarestia. Al termine della celebrazione, alle 12 circa, i fedeli hanno effettuato un’uscita ordinata dal portale principale. Qualcuno è rimasto per qualche saluto o per aiutare i volontari che hanno curato la pulizia della chiesa.

«La disposizione dei posti dettata dal distanziamento sociale mi ha fatto un certo effetto, ma essere presenti dal vivo alla celebrazione è stato emozionante. Non è la stessa cosa seguire le Messe in tv» ha dichiarato un fedele, seguito da un’altra parrocchiana: «Il fatto di essere in pochi rispetto al solito ha permesso un raccoglimento perfino maggiore, anche se spiace non poter dare il segno della pace».

Marco Lovisolo

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