“La recensione” di Fabrizio Casazza
“L’impresa come sistema vivente”. È curioso il titolo del libro appena pubblicato da Massimo Mercati (nella foto di copertina), amministratore delegato di Àboca, che è anche la casa editrice che edita l’opera. Cerchiamo di capire. Il presupposto del testo è una particolare visione del mondo per cui l’insieme ha caratteristiche che superano la somma delle parti; lo schema prevalente in natura è la rete; in essa il dato fondamentale è rappresentato dalle relazioni che intercorrono tra le parti (come ben si evince analizzando i movimenti di uno stormo).
«L’obiettivo di questo piccolo libro è estendere la concezione della vita che abbiamo appena visto alla dimensione sociale dell’impresa come organizzazione sociale» (p. 14). In quest’ottica cambia la figura del manager «poiché, se il nuovo criterio è costruire contesti e monitorare processi, egli non potrà più affidarsi alla logica comando-risultato» (p. 52).
La sua virtù essenziale è la sollecitudine, ossia «il suo agire ponendo una costante attenzione nei confronti degli altri.[…]. Comandare significa allora soprattutto prendersi cura degli altri in funzione di un fine comune» (p. 64). È essenziale allora fare squadra: «l’eroe in questa prospettiva costituisce piuttosto il problema che non la soluzione» (p. 55). Per quanto concerne la parte più squisitamente economica, il libro recupera la concezione medievale di proprietà intesa come custodia piuttosto che come appropriazione, contestando anche la visione di progresso come sviluppo inarrestabile: «non ci può essere una crescita infinita in un sistema finito» (p. 79).
Il modello da riscoprire, secondo il volume, è quello dell’economia civile, sostenendo una tipologia di «“impresa rigenerativa”, in cui l’azienda deve non solo limitare gli effetti dannosi della sua attività, ma anche contribuire alla generazione di nuovo valore in una dimensione temporale di lungo periodo» (p. 127). Sicuramente da condividere l’auspicio finale: «vedere nell’impresa non più soltanto uno strumento economico, quanto piuttosto il luogo in cui creare valore, realizzando se stessi e contribuendo al bene comune» (p. 142).