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«Siamo stati paragonati a bar e ristoranti, ma il confronto è sbagliato»

Le voci dello sport

Piscine e palestre chiuse. Abbiamo intervistato Andrea Petris, presidente dell’associazione che segue l’attività agonistica di nuoto al Pianeta Sport, in via Moccagatta ad Alessandria.

Andrea, da lunedì siete fermi con tutte le attività?
«Sì, abbiamo chiuso tutto, piscine, sale attrezzi e sale fitness. Secondo il decreto i nuotatori agonisti e master potrebbero continuare a fare la loro attività istituzionale, ma per proseguire con loro avremmo avuto bisogno delle entrate ricavate dai corsi di nuoto, che però ora sono fermi. Mantenere attive delle piscine ha dei costi non indifferenti. Le nostra palestra e le sale fitness sono chiuse, in quanto non ospitavano attività di rilevanza nazionale».

Sono previsti aiuti economici per attività come la vostra?
«Sembra che con il Decreto ristori ogni azienda possa presto ricevere il 200% di quanto ricevuto ad aprile. Con questi aiuti riusciremo a riaprire con lo stesso regime tenuto fino a settimana scorsa, ma non risaneremo minimamente i guadagni persi».

Chiudere palestre e piscine è stata una scelta giusta?
«No, penso che non sia stata la scelta giusta. Innanzitutto, l’impressione è quella di essere stati paragonati al settore della ristorazione, ma il confronto è sbagliato: se l’intento nella riduzione di orari di ristoranti e bar è quello di evitare che la gente esca di sera, non si può fare lo stesso discorso per palestre e centri sportivi, aperti dalle 7 di mattina in poi. Aggiungerei che lo sport è salute e può aiutare anche a rispondere meglio al virus. Fino alla settimana scorsa al Pianeta Sport lavoravamo rispettando rigidi protocolli. Distanziamento e cloro nelle vasche eliminavano quasi del tutto la possibilità di contrarre il virus, si poteva proseguire così. Si poteva lasciare più elasticità, colpendo magari i luoghi in cui non venivano rispettate le procedure».

Domenica 18 il presidente del Consiglio aveva dichiarato di voler valutare se chiudere o meno le palestre, per verificare il rispetto dei protocolli…
«Io so che i Nas hanno controllato anche qui in provincia trovando ottime situazioni. Anche per questo la chiusura ci è sembrata un po’ una presa in giro: forse ad Alessandria siamo particolarmente virtuosi e lavoriamo in una realtà tranquilla? Ritengo che siano state prese decisioni in modo un po’ “militaresco”».

Riaprendo a giugno, dopo il lockdown, eravate riusciti a lavorare come prima?
«A giugno e luglio devo dire che si è lavorato molto bene, ad agosto un po’ meno, a settembre male, a causa dell’incertezza sulla scuola: le famiglie non sapevano come organizzarsi. In estate c’era tranquillità e quando c’è stato da rimboccarsi le mani lo si è fatto: c’era un’energia positiva».

Si aspetta che dopo il 24 si possa ripartire?
«Non saprei dire. Ma se non sarà così non basteranno gli aiuti promessi per risolvere gli enormi problemi che si creeranno».

Marco Lovisolo

Leggi anche l’intervista ad Alessandro Trisoglio dell’Europa Bevingros:

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