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Sballarsi in oratorio? Parliamone

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

apriamo Voce con l’intervista a Silvio Cattarina, un uomo che spende la sua vita per tirare fuori i ragazzi dalla droga. Ma non solo, perché non basta “bloccare” una dipendenza per salvare una vita: c’è altro, e vale la pena scoprirlo. L’articolo prosegue a pagina 11, che ospita lo speciale “L’elefante nella stanza”, curato dal nostro Alessandro Venticinque e dedicato al fenomeno droga. Siamo arrivati alla terza (e penultima) puntata di questo viaggio tra speranza e disperazione, per cogliere i segni di un problema di cui si parla poco: quello delle tossicodipendenze. Certo, i morti per droga in Italia nel 2019 sono stati 373, non ai livelli di qualche decennio fa (nel 1996 i decessi furono 1.562, il numero più alto di sempre).

Ma è una vittoria di Pirro: il “mercato” si è fatto furbo e ha capito che il consumatore non va ucciso. Anzi, va coltivato: trovare nuovi clienti costa molto di più che “fidelizzare” quelli già acquisiti. E tra gli aficionados delle droghe (quelle vecchie, che qualche stolto vorrebbe legalizzare; e quelle nuove, che ancora in buona parte non conosciamo) ci sono con buona probabilità i nostri figli o nipoti. Pensate che non sia così? Secondo i risultati dell’ultima relazione annuale al Parlamento, sono oltre un terzo gli studenti (860 mila) che tra i 14 e i 19 anni hanno fatto uso almeno una volta di sostanze psicoattive illegali (cannabis, cocaina, stimolanti, eroina e allucinogeni).

Uno su tre, insomma. E non basta mandarli all’oratorio per stare tranquilli: la “roba” gira anche lì, come ha dimostrato la vicenda di Flavio e Gianluca, i due ragazzi di Terni di 16 e 15 anni uccisi a luglio di quest’anno da un mix di droghe. Ne parleremo nel prossimo numero con don Alessandro Rossini, parroco della Cattedrale di Terni, che li conosceva bene.

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