Colletta alimentare 2020
Per la nostra provincia (e per una parte di quella di Pavia) il responsabile della Colletta Alimentare è Sergio Demicheli (in foto qui sotto). Lo abbiamo intervistato per entrare nel dettaglio della Colletta e per capire le sue aspettative sull’iniziativa di quest’anno.
Sergio, lei di che cosa si occupa precisamente all’interno del Banco Alimentare?
«Oltre a essere responsabile della Colletta, sono anche membro del consiglio direttivo del Banco Alimentare. In particolare mi occupo degli aspetti tecnici e di logistica, e ovviamente partecipo ogni anno all’organizzazione della Colletta Alimentare».
Com’è iniziata la sua attività di volontariato?
«Ho visto nascere il Banco più di vent’anni fa. Don Brugnera aveva introdotto il Banco Alimentare a Novi nella parrocchia del Sacro Cuore, io portavo sempre i miei figli all’oratorio della chiesa. In questo modo ho conosciuto il progetto, poi tra la famiglia e il lavoro mi sono un po’ allontanato ma non ho abbandonato il Banco. Una volta andato in pensione mi sono nuovamente avvicinato».
Quest’anno è stato necessario un cambio di modalità per la Colletta. Quali punti vendita hanno aderito nella nostra zona?
«Nel territorio in cui svolgo il mio compito siamo passati dai circa 220 punti vendita dell’anno scorso ai 65 che partecipano quest’anno alla “dematerializzata”. Sono più che altro i piccoli rivenditori che hanno dovuto dare forfait. Il motivo sta nell’utilizzo delle Card, la cui distribuzione è stata demandata alla società Epipoli, che gestisce la vendita delle ricariche e delle “gift card” nei supermercati. Epipoli opera con le grandi catene ma non con i piccoli rivenditori. Tra i grandi marchi che hanno aderito ci sono Bennet, Unes, Esselunga, EuroSpin, Galassia, Selex, Penny, Lidl e altri. Alla fine della Colletta, quando ogni catena avrà monetizzato l’incasso, questo verrà trasformato in prodotti non deperibili che ci verranno consegnati».
Come agiranno i volontari?
«Compito ufficiale dei volontari di quest’anno è diffondere il manifesto della Colletta. Affiggeranno i manifesti agli ingressi dei supermercati mettendosi d’accordo con i direttori dei punti vendita. Essendo zona rossa, abbiamo deciso che in provincia di Alessandria e nell’Oltrepò Pavese i volontari non saranno presenti all’interno dei punti vendita; questo ovviamente perdurando lo stato di emergenza, ma anche se ci fosse il passaggio in zona arancione probabilmente non cambieremmo nulla. I responsabili di équipe di zona avranno funzione di controllo, ma il loro è un obbligo morale dato dal ruolo che rivestono, non un’imposizione nostra. Si assicureranno che nei punti vendita l’espositore con le informazioni sulle Card e sulla raccolta sia messo in un posto visibile».
Che risultato vi aspettate?
«Purtroppo, il risultato che ci aspettiamo è minore rispetto agli anni passati: la capacità di convincimento di un volontario è più alta rispetto a qualche manifesto esposto nei supermercati. Si spera che la lunga durata dell’iniziativa (dal 21 novembre all’8 dicembre, ndr) compensi tutto ciò».
Ci dà qualche numero sui bisognosi? Quante persone stimate di aiutare con la Colletta 2020 nel nostro territorio?
«Il Banco Alimentare di Alessandria e Oltrepò Pavese serve un numero di circa 120 strutture caritative, che agiscono tramite mense e distribuzione di pacchi. Parlo di strutture sia religiose (la San Vincenzo o la Caritas per esempio, nonché le parrocchie), sia laiche, come la Croce Rossa e alcuni sindacati. Sul territorio aiutiamo 20 mila bisognosi, ma il numero totale di indigenti è molto più alto. Nei piccoli paesi, di cui la provincia di Alessandria è piena, i poveri in qualche modo si arrangiano, mentre nei centri più grossi ci sono maggiori problemi. Un dato che vale la pena di sottolineare è che, soprattutto nei grossi centri, gli indigenti crescono soprattutto tra gli italiani, che prima avevano un lavoro ed erano abituati a un altro tipo di vita».
Che messaggio si sente di dare, in vista della Colletta?
«Mi auguro che, nonostante le aspettative, questa forma di Colletta dalla durata di due settimane alla fine dia buoni risultati. Mi piacerebbe che la gente si rendesse conto che non si deve voltare le spalle a nessuno: aiutare il prossimo in difficoltà è un dovere morale che ognuno deve avere dentro di sé. Il compito dei mass media dovrebbe essere quello di diffondere il più possibile questa iniziativa di carità. Ci tengo a ricordare inoltre che il nostro Banco, come quasi tutti i Banchi nazionali, dal 7 marzo non ha mai chiuso un giorno, e i volontari continuano a lavorare quotidianamente nella distribuzione del cibo, con tutte le precauzioni possibili. Ne approfitto quindi per ringraziare i volontari, sia quelli del Banco che quelli delle strutture a noi associate, che materialmente fanno i pacchi dei viveri e li consegnano. Senza di loro il mio lavoro di coordinamento non avrebbe proprio senso».
Marco Lovisolo