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«Il vaccino è l’unica soluzione: serve uno sforzo collettivo»

Parla il dottor Giacomo Bruzzone del servizio vaccinazioni dell’Asl

La “macchina” delle vaccinazioni antiCovid-19 si è messa in moto. Il 27 dicembre è stato il “Vaccine Day” per il Piemonte, con le prime dosi del vaccino (Pfizer-BioNTech) arrivate ad Alessandria non senza difficoltà. Così, anche da noi, sono partite le prime iniezioni per medici, infermieri, Oss e personale ospedaliero in generale. A seguire, il turno delle case di riposo. «È doveroso sottolineare il grande sforzo che sta facendo il Paese con questa vaccinazione, per riportare una condizione normale dal punto di vista sanitario e sociale. Questo senso civico deve spingere a dare il massimo sia noi operatori sanitari, sia tutti i cittadini. Uno sforzo comune, una lotta di civiltà e progresso».

Così ci racconta al telefono il dottor Giacomo Bruzzone (in foto qui sotto), responsabile del servizio vaccinazioni dell’Asl alessandrina. Lo abbiamo contattato per farci dire come sta andando avanti il suo lavoro, tra difficoltà, soddisfazioni e punti interrogativi. E con la voglia di dare un grande segnale di ripartenza a tutto il Paese.

Dottor Bruzzone, partiamo dai numeri. Quante persone sono state vaccinate, e quante lo saranno a breve?
«Il dato aggiornato al 10 gennaio dice che le persone che abbiamo vaccinato noi come Asl sono circa 5.500. L’obiettivo, fissato dall’Unità di crisi della Regione Piemonte per le vaccinazioni, oscilla tra le 550 e 600 vaccinazioni quotidiane. Questo almeno per i prossimi 15 giorni. La prima fase, come sappiamo, è destinata ai nostri dipendenti, quindi medici e infermieri, e alle Rsa, sia ospiti sia personale. Ma anche tutti coloro che lavorano all’interno di queste strutture, come addetti alle pulizie o alla mensa».

Dopo questa fase, che cosa accadrà?
«Non sappiamo quando partiremo con la seconda fase, che immaginiamo riguarderà insegnanti e forze dell’ordine. Poi suppongo si passerà alla popolazione in generale: partendo proprio da anziani e persone con malattie croniche. Ma non siamo ancora sicuri, non sappiamo quando si partirà e con quali modalità. Il primo vaccino lo abbiamo effettuato il 27 dicembre, mentre il 20 gennaio inizieremo il giro delle seconde dosi. Indicativamente, immaginiamo che per la seconda fase ci vorranno ancora dai 20 ai 30 giorni».

Lei si è già vaccinato?
«Io sono stato vaccinato lunedì scorso (4 gennaio, ndr), il primo giorno di vaccinazioni nel Distretto Patria di Alessandria, dove opero quotidianamente. Avrei potuto farlo prima, ma ho preferito aspettare il mio turno».

Sembra banale, ma perché è importante vaccinarsi?
«La storia delle malattie ci insegna che i vaccini sono l’unica soluzione. Grazie alle vaccinazioni abbiamo debellato delle gravi piaghe per l’umanità: basti pensare al vaiolo o alla poliomielite. Sull’utilità del vaccino non c’è nessun dubbio. Se riusciremo a vaccinare un’ampia parte della popolazione otterremmo l’immunità di gregge. Perché l’igiene personale, il distanziamento sociale e il lockdown sono sistemi che servono a contenere il virus, ma il vaccino è l’unica “arma” per risolvere il problema».

Bisogna aver paura di possibili effetti collaterali? È un vaccino sicuro, o è stato realizzato troppo rapidamente?
«Gli studi di efficacia del vaccino, riportati su una scheda tecnica che è libera e disponibile a tutti, ci forniscono dati che hanno coinvolto più di 20 mila persone. Questo studio clinico ha dimostrato che il vaccino ha effetti collaterali di scarso rilievo: dolore nella zona di iniezione, febbre, stanchezza, dolori muscolari e cefalea. Tutti sintomi che si risolvono in pochi giorni. Stesso risultato negli Stati Uniti, dove sono già state vaccinate 2 milioni di persone. La sperimentazione è stata effettuata in tempi brevi perché, ovviamente, c’era una certa urgenza. Ma possiamo stare tranquilli, il vaccino è stato testato su numeri molto ampi».

Quanti giorni passano dalla prima iniezione al richiamo?
«Dalla prima alla seconda iniezione passano circa 21 giorni, con la possibilità di ridurre o ampliare dai 19 fino ai 28 giorni. Gli studi dimostrano che l’immunità è certa dopo 7 giorni dall’iniezione della seconda dose».

Chi ha fatto già il Covid verrà vaccinato dopo?
«Nella prima fase non ha inciso, la vaccinazione può essere eseguita subito anche nei soggetti che hanno già avuto il Covid e non è stato un parametro discriminante. Ma nelle fasi successive vedremo».

Gli anziani dovranno chiedere la vaccinazione tramite il medico di famiglia, o partirà in automatico una richiesta?
«Questi dettagli verranno definiti passo dopo passo. Per quanto riguarda i nostri dipendenti e le Rsa, c’è stata la proposta attiva da parte dell’Asl: abbiamo chiamato, persona per persona, tutti i diretti interessati».

Per le donne in gravidanza ci sono delle controindicazioni?
«Serve fare un’attenta valutazione. C’è un documento del Ministero a riguardo: la vaccinazione andrebbe presa in considerazione per le donne in gravidanza che sono ad alto rischio di complicazioni. Quindi parliamo di donne con malattie di tipo cardiopatico o diabetico, sostanzialmente. La sicurezza del vaccino per madri e neonati è comunque garantita».

Cosa direbbe a una persona che non vuole vaccinarsi?
«È un dovere etico, vaccinarsi non è solo un modo per difendere sé stessi, ma anche gli altri. Uno sforzo collettivo, di comunità, per un obiettivo di sanità pubblica».

C’è stato qualche medico o infermiere che ha rifiutato la vaccinazione?
«Sì, ci sono state alcune non adesioni. Fino a oggi l’85% medici e l’80% degli infermieri è stato vaccinato. A breve riapriremo un nuovo termine per la vaccinazione, speriamo di poter dare le prime dosi a tutti. Diciamo che un 5 o 6% non ha ricevuto il vaccino per problematiche di salute. Ma ci possiamo ritenere soddisfatti di questa adesione».

Per le prossime fasi si è parlato anche dell’utilizzo della Caserma Valfrè per la campagna vaccinale. È così?
«Certamente sarebbe opportuno trovare degli spazi esterni, per non “appesantire” ulteriormente gli ospedali. Bisognerà tener conto delle logistiche delle nostre strutture territoriali, eventualmente poggiandosi su ambienti, proprio come la Caserma, che si possono trovare in provincia. Adesso è complicato dirlo… Guardi, con i primi prenotati siamo partiti il 30 dicembre, alle 8 eravamo già pronti per vaccinare, ma non avevamo ancora il vaccino, che è arrivato di lì a poco. È stata una partenza lampo davvero impegnativa. Ancora oggi, quotidianamente, ci sono problemi che risolviamo ma che ci impegnano molto. Per questo immaginare un’ipotetica “fase 3” è davvero difficile».

Alessandro Venticinque

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