Quegli abusi che nascono dalla menzogna – L’editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici,

cari lettori,

apriamo questo numero con l’intervista a Rosella Mercuri, la psicologa che si sta occupando della formazione e della supervisione dei membri del centro di ascolto per la tutela dei minori della nostra Diocesi. La dottoressa Mercuri è una persona molto schietta e sa andare subito al cuore delle questioni: di fronte a domande potenzialmente imbarazzanti non si è tirata indietro. Come sapete, quello degli abusi sui minori nella Chiesa è un argomento che a noi di Voce sta molto a cuore. Troppi anni (anzi decenni, se non secoli) di omertà e “basso profilo” hanno reso ancor più inaccettabile e odioso il fenomeno degli abusi sui più piccoli che frequentano parrocchie, oratori o luoghi educativi legati alle nostre realtà. In passato, come vi ho già raccontato, un mio caro amico è stato vittima di molestie (fortunatamente non troppo “invasive”) da parte di un sacerdote. Eravamo alla fine degli Anni 70: la colpa e la vergogna ricadevano sulla vittima, non sull’aggressore.

Oggi le cose sono cambiate, e dovremmo esserne tutti lieti: certi comportamenti non sono più tollerabili (per me, non lo erano nemmeno prima…). E chi non denuncia è complice. «Dovesse mai succedere, non andrei mai a denunciare don X, altrimenti in oratorio non verrebbe più nessuno»: l’ho sentita pochi mesi fa, questa affermazione. C’è ancora tanta strada da fare…

Passiamo al nostro Paginone, dedicato alla strage di Ustica del 27 giugno 1980. Fra qualche giorno saranno 45 anni da quel tragico avvenimento che ha una verità processuale ma, in fondo, nessun vero colpevole. Abbiamo intervistato Elisabetta Lachina, figlia di due delle 81 vittime (68 adulti e 13 bambini, di cui due di età inferiore ai 24 mesi). La sua testimonianza mi ha veramente impressionato, per l’indicibile dolore («Nessuno di noi ha fatto pace con questa ferita») sopportato con grande dignità («Non porto odio nel mio cuore, né per chi ha mentito, né per chi ha taciuto. Sono semplicemente disgustata…»). E quando Alessandro Venticinque le ha chiesto se è arrabbiata con Dio per quanto è successo, Elisabetta ha risposto: «Sono sincera, non ho la fortuna di avere il dono della fede, vorrei… Ma, ogni tanto, vado in chiesa e chiedo a Dio di dare la salute a tutte le persone che amo, mi porto a casa un lumino e lo accendo». Onestamente, vorrei avere io la fede di questa persona che dice di non avere fede. E mi piacerebbe tanto incontrarla, un giorno.

Andrea Antonucciodirettore@lavocealessandrina.it

 

 

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