Intervista all’ingegner Luigi Ricaldone della cascina Beltondino
La Sogin, società nazionale delle bonifiche, ha individuato 67 siti in Italia in cui potrebbe sorgere il Deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi (ne abbiamo già parlato sullo scorso numero di Voce). Tra questi, 12 sono stati definiti “molto buoni” per ospitare tale deposito e ben cinque di questi si trovano nella nostra provincia. Uno è stato indicato nella zona di Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento. L’area individuata potrebbe toccare il territorio della cascina Beltondino. Abbiamo sentito l’ingegner Luigi Ricaldone (in foto qui sotto), che cura l’azienda insieme ad alcuni famigliari, per sapere se nutre preoccupazioni su un possibile deposito di scorie radioattive così vicino.
Ingegner Ricaldone, come ha accolto la notizia? Si fida delle rassicurazioni che la Sogin ha dato sulla non pericolosità di un eventuale deposito?
«Qualche preoccupazione c’è e sto cercando di documentarmi un po’. Ho guardato sul sito nazionale (della Sogin, ndr) e ho sentito alcuni conoscenti che si occupano di questo lavoro. È emerso che si tratterebbe di un sito di stoccaggio e non di trasferimento di rifiuti radioattivi. Apparentemente sembrerebbe sicuro perché in alcuni Paesi sono stati piazzati depositi in luoghi a impronta umana maggiore. Tuttavia, conoscendo la poca efficienza della gestione pubblica italiana, è probabile che affiorerebbero numerosi problemi».
Quale aspetto la preoccupa maggiormente?
«Ciò che mi preoccupa maggiormente è ovviamente la pericolosità del sito, ma non è l’unico aspetto da tenere in considerazione. Per esempio, io sono proprietario di altri beni immobili e di terreni nella zona che potrebbero essere interessati da un eventuale installazione del deposito. Potrebbero esserci eventi negativi imprevedibili che renderebbero pericoloso il sito dal punto di vista della salute ma anche dal punto di vista economico».
Riuscirete a farvi sentire dai politici che se ne occupano?
«Certo, lo stiamo già facendo, dovremo vedere se le nostre richieste avranno seguito. La nostra preoccupazione è condivisa in tutto l’alessandrino e sono nati comitati per il “no” all’edificazione del deposito. La presa di posizione è stata netta, quantomeno per avere un approfondimento dei motivi della scelta di determinati siti come adatti per ospitare il deposito di scorie radioattive. Sono certo che nasceranno comitati di opposizione in tutti e 67 i luoghi indicati dalla Sogin in Italia. Poi verranno fatte analisi di tipo tecnico e anche umano, visto che parliamo di una zona molto popolata come la nostra, si tratta di valutazioni strutturate e complesse. Se la cosa andrà avanti o in che termini non lo sappiamo».
Come ci ha detto lei, è probabile che in nessuno dei 67 siti indicati da Sogin gli abitanti siano felici di ospitare il deposito per scorie radioattive. Ammesso che questo deposito debba essere fatto, come uscire da questa “impasse” se nessuno lo vuole? Ha qualche proposta in merito?
«Mi risulta che sia stata effettuata questa identificazione dei luoghi propizi a ospitare il deposito perché c’è stata pressione da parte della comunità europea, la quale si aspettava un report in merito già da molto tempo. Se quindi il deposito va fatto ma nessuno lo vuole nel suo paese o nella sua città, sarà necessario identificarlo nella maniera più razionale possibile sotto tutti gli aspetti, sia tecnico che umano. Non ho le competenze per fare proposte diverse da questa, posso solo augurarmi che la valutazione sia fatta in questi termini».
Marco Lovisolo
Uniti per il territorio
Comuni, Regione Piemonte, Provincia di Alessandria e Governo. Tutti al lavoro per capire di più sul possibile arrivo del Deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi. Come vi stiamo raccontando in queste settimane, fra i 67 siti potenzialmente idonei a ospitare il Deposito, pubblicati da Sogin, sei aree e nove Comuni potrebbero essere nel nostro territorio. Dopo l’improvvisa pubblicazione, sono sempre di più coloro che combattono questo possibile scenario.
Per questo in parlamento si lavora a un emendamento per prorogare i 60 giorni utili per presentare delle controdeduzioni. Sono tre gli emendamenti al “Decreto Milleproroghe”. Il primo è della Lega, che con il suo capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, ha chiesto di «rinviare ogni decisione e gli adempimenti dei Comuni almeno fino a quando permane lo stato di emergenza Covid-19».
La seconda riguarda il Movimento 5 Stelle, dove l’intenzione è quella di passare a 120 giorni. In questa direzione va anche il terzo emendamento di Liberi e Uguali: il capogruppo alla Camera, Federico Fornaro, ha proposto invece di aumentare a 180 giorni la tempistica riservata alle osservazioni, «facendo però decorrere i termini dalla fine dell’emergenza sanitaria». La notizia positiva arriva dal “via libera” del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che ha dichiarato di voler appoggiare l’emendamento. Il mondo della politica si sta muovendo, i cittadini aspettano. Speranzosi.
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