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Il Piemonte si vaccina

Parla l’assessore alla sanità del Piemonte Luigi Icardi

«Grazie a una compensazione di fiale tra le diverse Aziende sanitarie locali del Piemonte, tutte saranno in grado di garantire la seconda somministrazione e il proseguimento della prima, laddove non ancora terminata. Ci potranno essere dei rallentamenti, ma al momento siamo in grado di procedere secondo la programmazione concordata con il Ministero. Il meccanismo di “solidarietà” per la compensazione delle dosi mancanti è scattato anche a livello nazionale, dove purtroppo si era scatenata un’insensata competizione tra le Regioni, con il risultato che alcune Regioni si sono trovate in difficoltà perché avevano utilizzato tutte le dosi a disposizione, confidando nella regolarità delle successive forniture che invece è mancata. Il Piemonte ha agito con prudenza, tenendo da parte prima il 50, poi il 30% delle dosi per garantire l’avviamento della fase dei richiami. La realtà ci ha dato ragione». L’assessore alla sanità del Piemonte Luigi Icardi (nella foto) e la pandemia tra una crisi di governo e i capricci della Pfizer: un timone scomodo in uno dei momenti più scomodi della storia recente.

Primi in Italia i piemontesi ricorrono con accordo firmato dalla Regione, a medici di base e farmacie. Così sarà possibile centrare l’obiettivo della vaccinazione di massa?
«Rimettiamo in pista il collaudato tandem farmacisti-medici di famiglia che in appena due mesi ha permesso di vaccinare quasi un milione di piemontesi contro l’influenza. Un sistema di distribuzione e somministrazione dei vaccini che ha dimostrato di funzionare bene e che sarà determinante anche sul fronte del Covid-19. È un risultato strategicamente molto importante, perché ribadisce il ruolo di primo piano dei 3.200 medici di famiglia e delle 1.600 farmacie del Piemonte (una ogni 2.600 abitanti, un dato migliore rispetto alla media nazionale che è di una ogni 3.000 abitanti, ndr) nell’ambito della medicina territoriale, consentendo una copertura vaccinale assolutamente capillare ed efficace. Noi siamo pronti, speriamo arrivino presto e tanti vaccini».

In caso di persone non deambulanti, sarà possibile la vaccinazione a domicilio?
«Certamente. In particolari condizioni di necessità, il medico di famiglia potrà somministrare il vaccino anche a casa degli assistiti, oltre che nel proprio ambulatorio, oppure avvalendosi delle strutture messe a disposizione delle Aziende sanitarie e dagli enti locali».

In febbraio termineranno le vaccinazioni di medici, infermieri, Oss, Rsa, volontari del soccorso e dell’assistenza?
«Fermo restando che le forniture tornino alla normalità, le ultime proiezioni sulla nostra campagna vaccinale ci indicano che non dovrebbero esserci problemi a centrare l’obiettivo della “fase 1” nei tempi previsti».

Ragionevolmente gli over 65 anni quando possono sperare di essere vaccinati?
«L’avvio delle vaccinazioni di massa è condizionato, intanto, dalla disponibilità del vaccino Astra Zeneca o di altro vaccino con analoghe caratteristiche compatibili con la conservazione nei normali frigoriferi dei medici di famiglia e delle farmacie, vale a dire non più nei congelatori, come per il prodotto Pfizer. Il target di popolazione da vaccinare seguirà le indicazioni nazionali che ancora non sono note, verosimilmente si inizierà dagli ultraottantenni e dalle persone con maggiori fragilità, come per la campagna antinfluenzale».

La giornata del malato ci ricorda quanti ancora soffrono negli ospedali: qual è la situazione ora. Ancora di estrema emergenza.
«Stiamo facendo tutto il possibile per garantire la regolarità delle prestazioni ospedaliere. Molto dipende dall’andamento dell’epidemia, che richiede la massima attenzione alla sicurezza negli ospedali. Il sistema in Piemonte ha compiuto sforzi giganteschi e ha retto all’impatto dell’emergenza sanitaria, però non bisogna abbassare la guardia. Abbiamo approvato delle linee di indirizzo per rendere di nuovo possibili le visite dei parenti in ospedale, nei casi di malati in condizioni particolarmente critiche e per assistere le partorienti. Superare l’isolamento estremo imposto dalla pandemia, anche se solo per una parte selezionata di pazienti, risponde alla necessità di reintrodurre un elemento di naturale, ma “cruciale” umanità nel vissuto dei malati e dei loro famigliari, augurandoci di poter ritornare al più presto alla normalità».

Gian Mario Ricciardi

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