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Per parlare bene basta amare bene

Risonanze

Nello scorso numero di questo giornale si è fatto (opportunamente) riferimento al “patrono” dei giornalisti e degli operatori dei media, San Francesco di Sales, festeggiato il 24 gennaio, del quale è stata fornita un’interessante scheda biografica. Le sottolineature fatte, unitamente all’intervista alla giornalista iraniana Samira K. che oggi vive a Valenza, hanno sicuramente offerto utili spunti ai lettori per comprendere, per un verso, la complessità di un’azione – quella del giornalismo e delle comunicazioni sociali – così come viene percepita e vissuta al momento presente e, per altro verso, la ricchezza di stimoli e indicazioni che si possono trarre ancora oggi dalla vita, dalle scelte e dalla spiritualità di questo grande Santo, vissuto tra il Cinquecento e il Seicento, che fece del dialogo, dell’amabilità della relazione, della creatività dei mezzi impiegati la cifra distintiva del suo stile per una testimonianza cristiana credibile e un’evangelizzazione in grado di raggiungere le persone anche più lontane dalla Chiesa.

In questa ottica potrebbe valer la pena di lasciare “riverberare” su queste pagine ancora un poco il riferimento a San Francesco di Sales per soffermarsi sull’esigenza che lo “scrivere” e, più in generale, l’utilizzare i media siano azioni che, da un lato, non riguardano solo la “categoria” dei giornalisti e, dall’altro lato, che necessitino sempre di un approccio improntato al senso di responsabilità. La sottolineatura di queste due dimensioni non paia banale: siamo immersi in un contesto di comunicazione generale dove tanto chi legge quanto chi scrive (indipendentemente dall’essere o no giornalista) spesso fatica molto a comprendere e verificare la correttezza e attendibilità delle informazioni.

Se il richiamo alla deontologia degli operatori delle comunicazioni sociali è doveroso (e scontato), forse non così immediato può essere riflettere sul fatto che chiunque di noi scriva, pubblichi post sui canali social, si esprima manifestando all’esterno il proprio pensiero… viva o meno tali azioni con la consapevolezza degli effetti che quanto scritto possa produrre negli altri. Qui non si vuole certo mettere in discussione il diritto inviolabile della libertà di espressione personale, ma il richiamo al senso di responsabilità che si dovrebbe avere quando ci si esprime… questo sì che merita di essere evidenziato come valore imprescindibile e valido per tutti: giornalisti, semplici appassionati dei canali social (e sono miliardi ormai nel mondo, di tutte le età e a tutte le latitudini), chiunque parli e scriva.

Da queste premesse, pare molto suggestiva l’affermazione di San Francesco di Sales secondo il quale “Per parlare bene basta amare bene” (espressione estratta da Ouvres, Edition Annecy, 1892-1964, XII vol., pag. 324). Semplice qualcuno dirà… ma quanto impegnativa, a maggior ragione per chi intenda esprimersi (parlare, scrivere, comunicare, chattare etc.) cercando di vivere queste azioni da Cristiano, amico di Gesù!

“Amare bene” è proprio questo: trattare la verità dei fatti, delle cose, delle esperienze, delle storie e delle persone con rispetto, con amabilità, senza prevaricazione, concependo la “relazione (espressiva) con gli altri” come il luogo privilegiato dove sperimentare appieno la via della Salvezza, la ricerca – aiutandosi e sostenendosi gli uni gli altri – della Felicità (il Paradiso), il Regno di Dio che è già qui… se solo si sappia “amare bene”.

Guido Astori

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