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Il piccolo, anzi grande “gigante dello Spirito”

Santi della Chiesa

La definizione che di lui diede Pio XI – “un piccolo, anzi grande gigante dello Spirito” – è una delle più appropriate quando si parla di San Domenico Savio la cui festa liturgica (per la Famiglia Salesiana) cade il 6 maggio. La vastità dei contenuti delle pagine che sono state scritte su di lui è impressionante e lo stesso don Bosco, assolutamente convinto della santità di questo suo giovane ragazzo dell’Oratorio, ne scrisse una biografia pubblicata nel 1859 a due anni dalla morte, avvenuta il 9 marzo 1857. Domenico Savio era nato a Riva di Chieri (Torino) il 2 aprile 1842 e la sua morte (neanche quindicenne) a causa di una grave polmonite è stata semplicemente un ulteriore tassello di uno straordinario orientamento alla santità nutrito fin da piccolo e mantenuto tutta la vita.

Cosa ci potrebbe dire oggi Domenico Savio? A chi potrebbe rivolgersi in particolare? È ancora attuale il suo messaggio, il suo esempio, la sua visione delle cose? Non ho potuto non porre innanzitutto a me stesso queste domande e il risultato della mia piccola (e povera) riflessione è il ritenere che questo grande santo piemontese sia ancora molto significativo per il momento presente per almeno due motivi.

Il primo è perché è stata una persona che non ha pensato di costruirsi (diventare “grande e santo”) puntando esclusivamente sulle proprie forze, ma ha cercato (e trovato) chi potesse collaborare con lui. L’incontro con don Bosco fu decisivo, ma merita riflettere su ciò che gli rispose il giovane Domenico in un famoso dialogo prima di approdare a Valdocco («Dunque io sono la stoffa… Lei ne sia il sarto, mi prenda con lei e farà un bell’abito per il Signore»). Domenico ci ricorda in questo modo quanto, ancora oggi, sia importante cercare – a tutte le età – e riuscire a trovare dei “padri (e madri)” spirituali… e su questo punto andrebbero rivolte preghiere sincere e specifiche al Signore Gesù perché “mandi operai” santi e credibili per la sua messe…

Il secondo motivo della sua grandezza riguarda il fatto che il quasi quindicenne Domenico non sia solo un esempio di santità per i giovani: la santità riconosciutagli dalla Chiesa con la canonizzazione avvenuta il 12 giugno 1954 è di sprone per tutti e trovo, in particolare, straordinario come Domenico Savio prese alla lettera la “ricetta” della santità che gli aveva suggerito don Bosco: «allegria, osservare i doveri di studio e di preghiera, far del bene agli altri».

Nell’attuale difficile situazione del nostro Paese abbiamo bisogno davvero tutti di raccogliere questo invito per recuperare un sufficiente grado di ottimismo (allegria) cristianamente inteso, di mantenimento di responsabilità in senso “orizzontale” ma anche “”verticale” (i doveri di studio… lavoro e preghiera) e, non da ultimo, di generosità e donazione di se stessi, superando ogni logica di umano tornaconto (far del bene agli altri).

A questo piccolo, grande gigante dello Spirito, chiediamo tutti di recuperare la “giovinezza” dell’anima e l’entusiasmo per vivere assieme, aggiornandoli alla nostra quotidianità, gli impegni che egli indicò fondando dodicenne con i propri amici la “Compagnia dell’Immacolata” (cfr. http://pgdonbosco.it/savioclub2021) e, in particolare, quell’obiettivo n. 8 (per me particolarmente suggestivo) del «prendere un impegno “concreto” per aiutare in casa, a scuola o qualche amico che ha bisogno».

Guido Astori

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