Addio all’architetto Visconti
Un talento naturale nel cogliere il lato comico di ogni situazione e di ciascuno di noi, e la capacità e la volontà di orientare questo talento al bene dei singoli e della comunità, ecclesiale e civile: questa la cifra umana di Luigi (Gino) Visconti, nella sua lunga e feconda (di figli, di rapporti, di impegni) vita terrena. Come pochi altri, ha incarnato la “vecchia guardia”, ma da par suo, e dunque scherzandoci sopra e rimanendo sempre verde, sempre giovane, come le annate di Gelindo, spettacolo nel quale trasfondeva tutto sé stesso: il dialetto perfettamente dominato, il rapporto tra generazioni, la solidità della dottrina della fede unita alla libertà delle forme, l’attenzione alla realtà anche minuta della città.
Gino è stato un animatore, cioè colui che dà anima agli altri, nel senso che aiuta a costruire l’altrui identità nel momento in cui costruisce e precisa la propria, così che i due momenti diventano pressoché sovrapponibili. Impossibile fare l’elenco dei personaggi cui ha dato vita, delle gag diventate da antologia, delle storie ascoltate tante volte, eppure sempre nuove, perché perennemente reinterpretate.
In tante situazioni, dal Teatro San Francesco alla Maria Nivis di Torgnon, Gino ha regalato letizia e speranza, riuscendo a strappare un sorriso anche ai più introversi. Intellettuale suo malgrado, insofferente verso la cultura intesa come erudizione od orpello, sapeva tuttavia riconoscere, prima o poi, la statura culturale delle persone con cui veniva a contatto, e la sua vena ironica li aiutava a non prendersi troppo sul serio, e a volgere la conoscenza in servizio ai più poveri. Fedele in famiglia, sul lavoro e nell’Associazione, l’architetto Visconti possedeva una solida preparazione professionale, che egli non ostentava, ma, semplicemente, praticava.
Il mio pensiero va a un celebre ritratto manzoniano: anche Gino ascoltò le parole e le massime della fede cristiana, e “le prese sul serio, le gustò, le trovò vere”. Possa il Signore della vita, in cui egli ha creduto e di cui ha dato testimonianza, riconoscergli l’eternità promessa e sperata, completamento di quel centuplo che Gino ha generosamente condiviso con molti. A Giuliana e ai figli, che ne hanno goduto come nessun altro le qualità e l’affetto, va il nostro abbraccio solidale e fraterno.
Renato Balduzzi
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