L’Editoriale di Andrea Antonuccio
Care lettrici, cari lettori,
ci stiamo avvicinando al Santo Natale e come ogni anno mi chiedo che cos’è per me, veramente, questa Festa. Che cosa attendo veramente? E come posso essere d’aiuto, a me e agli altri, facendo il direttore del settimanale della Diocesi? Mi sono onestamente stancato della retorica e della melassa (anche cattolica, eh) del “tutti più buoni, almeno a Natale“. Non sopporto più le chiacchiere vuote, le telefonate da fare, i regali da comprare, gli auguri da mandare…
Vivere il Natale così mi sembra una galera, anzi “la” galera. No, io vorrei proprio un Natale liberante, perché Dio si è fatto uomo nel grembo di una ragazzina per liberarmi, non per costringermi a osservare dei “riti” idioti a cui sembra non ci si possa sottrarre. Per liberarmi, innanzitutto, dalle mie riduzioni: in primis, dalla riduzione della fede.
Un mio amico poeta, assai profondo, dice una cosa bella e semplice allo stesso tempo: e cioè che la fede è come la Nutella, intendendo dire che la fede è buona, è gustosa, dà soddisfazione: non è un insieme di regole o di riti da osservare, ma la via maestra per godere della vita. Godere, nel senso più vero del termine, di tutto: dell’amicizia, dell’amore, del lavoro e della gratuità, ricevuta o donata. Godere anche della sofferenza e del dolore, che non ci vengono risparmiati, ma che producono sempre un frutto (il chicco di grano, se non muore, rimane solo).
Vorrei proprio un Natale così, ma sarei ingiusto se mi lamentassi. Mi è stata concessa una grande grazia: aver incontrato amici veri con i quali condividere la vita, e che mi accompagnano al Destino (che altro scopo può avere l’amicizia?). Con loro sì che godo! Vi auguro di fare la stessa esperienza, e di non “morire” tra gli aghi di un albero di plastica o in mezzo a un presepe di cartone. Gesù è nato per farci rinascere!
Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it
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