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La carezza del Nazareno

Le testimonianze in Cittadella

Ciao a tutti, sono Isabella Zanotto dell’associazione “Famiglie per l’accoglienza” di Alessandria. Quando, all’inizio di quest’anno, nel giro di meno di un mese, ho perso per il Covid prima mio marito e poi mio suocero e mio cognato, per me è stato naturale, pur essendo schiantata dal dolore, chiedermi il senso di tutto ciò che mi stava accadendo e chiedere al Signore che in qualche modo mi mostrasse che cosa voleva da me in quella serie di circostanze così tragiche.

Nonostante tutto non ho mai pensato a un destino cieco e crudele che si era accanito contro di me e quindi la domanda di senso in tutto ciò che mi stava accadendo e la preghiera a Dio che mi sostenesse perché io potessi ancora affidarmi a Lui sono state e sono tuttora insistenti. Ho compreso quasi subito che l’unica possibilità per me di rimanere in piedi anziché schiantarmi a terra risiedeva nella rinnovata decisione quotidiana di permanere nella compagnia del Movimento, con la quale ho rincontrato Gesù e la Chiesa in modo più persuasivo e decisivo e nella quale ho scoperto la vocazione della mia vita, incontrando prima mio marito e poi la compagnia più specifica delle Famiglie per l’Accoglienza.

Ho rivisto continuamente nella mente e nel cuore i volti di tutti gli amici che in tanti anni ci avevano accolto e accompagnato e che ancora adesso mi mostravano la loro vicinanza fedele e ho iniziato così a sperimentare che Dio non mi aveva abbandonato e che anzi mi invitava ad abbandonarmi ancora a Lui con umiltà e fiducia. È stato così naturale, poco dopo, desiderare di proseguire in qualche modo l’avventura di accoglienza che avevo iniziato anni fa con mio marito e che ha caratterizzato tutta la nostra storia matrimoniale e familiare.

La tragica circostanza della guerra in Ucraina e la conseguente fuga di tanti profughi, anche nel nostro Paese, sono state per me il segno che il Signore in qualche modo stava rispondendo alle mie domande e mi invitava ancora ad affidarmi; perciò, è stato abbastanza naturale segnalare la mia disponibilità a offrire ospitalità pensando che, se necessaria per me, questa offerta sarebbe stata accolta. Qualche giorno dopo, infatti, al termine di un Rosario pubblico per la pace, un amico che aveva frequentato la mia comunità e che avevo perso di vista da tempo mi ha avvicinato e, sapendo della mia appartenenza alle “Famiglie per l’accoglienza”, mi ha chiesto se ero disponibile ad accogliere alcuni profughi ucraini che stava per andare a prendere in Polonia con i volontari dell’associazione con la quale ora collaborava.

Era il segno che attendevo ed ho detto sì, confortata anche dall’insolita disponibilità di mio figlio. Dopo una settimana, sono entrate in casa mia prima Zuja e le sue due bambine, per pochi giorni, e poi in via definitiva Nina, una signora di 73 anni, con la figlia Marina, di 52 anni, provenienti da Kramatorsk, nel Donbass. Davanti al loro dolore sono stata costretta a uscire dal mio e così ho sperimentato che anche dal male che sembra più duro e invincibile può sempre rinascere un bene più grande per tutti.

Ho pianto con loro vedendo le fotografie e i filmati delle loro città conservate sui loro telefonini e, nonostante le difficoltà legate alle diversità linguistiche, etniche e culturali, attraverso il sostegno nell’affronto dei piccoli e grandi problemi organizzativi della vita quotidiana e nell’abbraccio ricorrente per consolarle, ho sperimentato che al fondo il cuore dell’uomo è uguale ovunque, perché ognuno di noi attende sempre di essere accolto e rassicurato e di ricevere attraverso l’altro la “carezza del Nazareno” di cui parlava Enzo Jannacci.

Non so leggere acutamente questo drammatico momento storico: so solo che Nina e Marina ora sono davvero l’Angelo del Signore che è venuto a visitare la mia casa e spero di essere a mia volta l’Angelo che si è fatto loro incontro mentre fuggivano. Non so nemmeno dove questa avventura porterà ognuno di noi, ma ora procedo in questo nuovo cammino con il cuore più leggero e ne sono grata al Signore e a tutti voi.

Isa Zanotto

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