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Monsignor Luigi Bettazzi è tornato alla Casa del Padre

Lutto nella Chiesa

È stato il vescovo di Ivrea, monsignor Edoardo Cerrato, a dare la notizia del «ritorno alla Casa del Padre del vescovo emerito monsignor Luigi Bettazzi», avvenuto alle 4.22 di domenica 16 luglio. Nell’agonia, il Vescovo ha ricevuto l’Eucaristia, l’Unzione degli Infermi e la Benedizione Papale, con grande lucidità, rispondendo con un filo di voce alle preghiere e manifestando una sorridente riconoscenza alle persone che gli sono state accanto.

CHI ERA MONSIGNOR BETTAZZI

Nato a Treviso il 26 novembre 1923, mentre era ancora adolescente si trasferì con la famiglia a Bologna, città di origine della madre (il padre invece era torinese, di radici toscane). Il 4 agosto 1946 fu ordinato sacerdote. Dopo aver conseguito la laurea in teologia e in filosofia, insegnò presso il Pontificio Seminario Regionale di Bologna e si impegnò nei movimenti giovanili, in qualità di assistente diocesano e vice-assistente nazionale degli universitari cattolici della Fuci. Il 10 agosto 1963 fu eletto Vescovo titolare di Tagaste e nominato Ausiliare di Bologna, ricevendo l’ordinazione episcopale il 4 ottobre dello stesso anno dal Cardinale Giacomo Lercaro. Partecipò a tre sessioni del Concilio Vaticano II, facendo alcuni interventi sulla libertà religiosa e sulla collegialità episcopale. Il 26 novembre 1966 fu nominato Vescovo di Ivrea, diocesi in cui entrò domenica 15 gennaio 1967. È stato presidente nazionale ed internazionale del movimento cattolico “Pax Christi”, divenendo col tempo un’autorevole figura di riferimento per il dialogo con i non credenti e per l’impegno a favore della pace.

LE SUE AZIONI

Nel 1978 chiese alla Curia romana di potersi offrire prigioniero in cambio del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, ostaggio delle Brigate Rosse: fu un gesto che colpì l’opinione pubblica, anche se la sua richiesta non fu accolta. Hanno assunto una certa notorietà le sue lettere aperte a vari personaggi della politica nazionale o del mondo imprenditoriale, sui temi del dialogo tra credenti e non credenti, della difesa dei diritti dei lavoratori, dell’obiezione di coscienza e dell’obiezione fiscale alle spese militari, che hanno contribuito a far maturare una coscienza dei diritti di tutti, soprattutto dei più deboli, nella società civile e nella comunità ecclesiale. Nel 1992 partecipò alla marcia pacifista organizzata dai movimenti “Beati i costruttori di pace” e “Pax Christi”, insieme a monsignor Tonino Bello, nel mezzo della guerra civile in Bosnia ed Erzegovina. I momenti più significativi dell’episcopato di monsignor Bettazzi a Ivrea furono il Sinodo diocesano (1984-1986), il Sinodo sulla Parola di Dio (1995-1996), il 16° centenario della diocesi con la pubblicazione della Storia della Diocesi di Ivrea (1996) e, in modo particolare, la memorabile visita pastorale di San Giovanni Paolo II che il 18 e 19 marzo 1990 si recò a Ivrea, a Scarmagno, a San Benigno Canavese e a Chivasso. Il 20 febbraio 1999 fu accolta la sua rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ivrea, presentata per raggiunti limiti di età. Come Vescovo emerito, negli ultimi 24 anni ha abitato nel Castello Vescovile di Albiano (anticamente residenza estiva dei vescovi d’Ivrea) continuando a essere presidente del Centro Studi economico sociali di “Pax Christi” e impegnandosi nell’attività di conferenziere in diverse regioni italiane. La sua ultima uscita pubblica è stata il 17 giugno per la celebrazione della S. Messa nel santuario della Madonna del Bosco a Ozegna (TO), durante la novena preparatoria al quarto centenario dell’apparizione mariana.

IL FUNERALE

La camera ardente è stata allestita lunedì 17 luglio, nella Cattedrale di Ivrea, e alle 20.30 è stato recitato il rosario. Il giorno seguente, martedì 18 luglio, è stato celebrato il funerale alle 15.30. Monsignor Luigi Bettazzi è stato tumulato nella stessa Cattedrale.

IL TELEGRAMMA DEL PAPA

«Spirituale vicinanza ai familiari e a quanti piangono la scomparsa del presule così tanto amato e apprezzato da coloro che ha incontrato nel suo lungo e fecondo ministero». Queste le parole di papa Francesco nel telegramma di cordoglio, inviato tramite il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, al vescovo di Ivrea, monsignor Edoardo Aldo Cerrato, per la morte del vescovo emerito di Ivrea. Francesco lo ricorda quale «grande appassionato del Vangelo che si è distinto per la vicinanza ai poveri, diventando segno profetico di giustizia e di pace in tempi particolari della storia della Chiesa», nonché «uomo di dialogo e punto di riferimento per numerosi esponenti della vita pubblica e politica italiana».

IL CORDOGLIO DI ZUPPI

«In occasione dell’Assemblea Generale della Cei, lo scorso maggio, abbiamo menzionato monsignor Bettazzi con quel senso di gratitudine che si deve ai padri, proprio come voleva essere chiamato. Nel dialogo con papa Francesco, presentando i nuovi Vescovi e quelli emeriti, il pensiero è andato a lui in modo spontaneo, consci della sua saggezza e della sua paternità: ultimo padre italiano del Concilio» Questo il cordoglio del cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. «Il cordoglio viene espresso da tutta la Chiesa in Italia. Personalmente, anche per due ragioni: in quanto Presidente della Cei, ma anche come arcivescovo di Bologna, sede di cui Bettazzi è stato Vescovo ausiliare dal 1963 al 1966. Mentre affidiamo alla misericordia infinita del Padre la sua anima, rendiamo grazie per la sua testimonianza – si apprestava a celebrare il 77° anniversario di ordinazione sacerdotale e il 60° di episcopato – e per il suo impegno per il Concilio vissuto con libertà e amore per la Chiesa. Il sorriso, la gentilezza, la fermezza, l’ironia, la capacità di leggere la storia e di portare il messaggio di pace sono stati i suoi tratti essenziali. Quegli stessi tratti che ci lascia come eredità preziosa per camminare al fianco degli uomini e delle donne del nostro tempo» afferma Zuppi.

IL RICORDO DI MONSIGNOR GALLESE

Così lo ricorda monsignor Guido Gallese, vescovo di Alessandria: «Innanzitutto era il nostro decano, l’ultimo Vescovo italiano ad aver partecipato al Concilio Vaticano II. Un uomo sorridente, che aveva un atteggiamento nei confronti della vita molto positivo: uno spirito incline anche allo scherzo, al guardare le parti belle dell’esistenza. Ricordo che tutti gli anni agli esercizi spirituali della Conferenza Episcopale Piemontese aveva l’abitudine di comporre una poesia in cui ognuno di noi veniva citato nelle sue rime. È stato un sacerdote che ha dato tanto alla Chiesa. Certo, aveva le sue posizioni, non sempre condivise da tutti: ma, oggettivamente, è stato un uomo che si è speso molto. Mi piace ricordare quando, alla conclusione di un corso di esercizi spirituali in cui il predicatore aveva parlato in modo molto bello dell’amore di Dio e del nostro compito di annunciarlo, lui disse così: “Eh, io sono nato in un tempo in cui nella nostra formazione si puntava in modo molto insistente sul fare attenzione alle amicizie particolari. Dopo di che, ci hanno ordinato sacerdoti e ci hanno mandato a predicare il Dio dell’amore! Ripensandoci, per me questo è sempre stato un po’ stridente…”. Ecco, io lo ricordo così. Speravo davvero di festeggiare con lui i suoi 100 anni, ma il Signore lo ha voluto con sé».

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