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Eliminare la carne? La risposta è nel nostro Dna

IN SALUTE – E quilibrio e varietà nell’alimentazione.

In una popolazione che discende da antenati onnivori il passaggio drastico a una dieta priva in assoluto di alimenti di origine animale potrebbe essere rischioso. Così ha affermato Tom Brenna, professore di nutrizione umana e di chimica alla Cornell University di New York, intervenuto in un recente simposio scientifico internazionale tenutosi a Roma. La considerazione controcorrente, in un periodo in cui sono gli eccessi vegani a conquistare gli onori della cronaca, è il risultato di una serie di studi fra cui un’ampia indagine scientifica che ha analizzato un database mondiale, (il 1000 Genomes Project), contenente i profili genetici di popolazioni con diverse abitudini alimentari. Brenna ha sottolineato come dalla ricerca emerga il ruolo della variabilità genetica nelle scelte alimentari e l’importanza della carne e dei prodotti di origine animale per i soggetti che appartengono a civiltà storicamente avvezze a mangiare tutti i tipi di alimenti. “Le fonti proteiche animali in tutte le loro forme offrono un bilancio ottimale di amminoacidi, ferro eme, zinco, vitamina B12, altre vitamine del gruppo B e un apporto appropriato di grassi – ha dichiarato il professore. Nutrienti assai importanti, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo umano, per la crescita, lo sviluppo del cervello e la riparazione dei tessuti”. A mettere in luce la pericolosità di diete strettamente vegane in età infantile è poi Annunziata Di Palma, primario di pediatria dell’ospedale Santa Chiara di Trento: “mode alimentari o errate convinzioni oggi stanno portando alcuni genitori a far seguire ai loro bambini un’alimentazione rigorosamente priva di alimenti di origine animale, in modo non controllato e senza le dovute integrazioni. Ne conseguono possibili forti carenze di vitamina B12 e di calcio, che potrebbero portare rispettivamente ad alterazioni neurologiche e al rachitismo, una malattia, quest’ultima, che risultava scomparsa”. Equilibrio e varietà sono quindi gli aggettivi che connotano una dieta sana, valida per le diverse età della vita, dove tutte le classi di alimenti sono rappresentate. “Le carni, bianche, rosse, trasformate, mantengono la loro validità alimentare per tutto l’arco dell’età pediatrica”, conclude il professor Andrea Vania, componente direttivo della Società italiana di nutrizione pediatrica. “L’accortezza da mantenere, specie nei primi mille giorni di vita dei piccoli, sta nell’assicurare la loro varietà e un consumo contenuto e adeguato ai fabbisogni del bambino in crescita, che variano ovviamente col variare di età e fasi di sviluppo attraversate”.

Elena Correggia

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