Chi ha i capelli argentati dal tempo conserva nel cuore il ricordo del presepe fatto di case di sughero, dipinte ad acquerello, con il tetto in cartone, attorniate dal muschio raschiato dai tronchi, con le statuine di fattura artigianale, il cielo blu trapuntato di stelle come sfondo e la stella cometa sopra la capanna.
Poi, l’avanzare degli abeti e degli addobbi e la spettacolarizzazione di una festa che ha una sua luce particolare proveniente dalla capanna di Betlemme, da non confondersi con altre luci, hanno mutato, lentamente ma inesorabilmente, l’atmosfera prenatalizia. Si corre, ci si scambiano gli auguri, si pensa al budget da spendere, come ci viene proposto dai servizi televisivi che sono sempre gli stessi, anno dopo anno, qualche supermercato non chiude neppure la mattina di Natale per permettere gli ultimi acquisti e la festa più bella dell’anno… è passata.
“Davanti al Bambino, che è la luce capace di rischiarare le tenebre, ci viene chiesto di farci carico della speranza, forti della certezza che per Dio niente è impossibile, anche di fronte alla desolazione, alla distruzione, al rifiuto”. La sua non è una luce qualsiasi perché è Gesù Cristo ed è l’unico a donarci la speranza che non delude” (Papa Francesco).
Buon Natale!
Marco Caramagna