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Facciamoci un selfie e ti dirò chi sei

Ne hanno parlato in molti e la strage “chimica” di martedì scorso ha aggravato la sua posizione. Mi riferisco al selfie di un noto senatore della repubblica italiana con Bashar al Assad, attuale presidente della Siria. Non sta a noi definire chi sia il mandante dell’orribile strage avvenuta ieri nella città di Khan Shaykhun, che ha causato la morte di decine di donne, uomini e bambini, ma quel selfie, purtroppo, rappresenta il bisogno di apparire, cercando di legarsi in maniera goffa, a volte rubata, alla vita degli altri.

In comunicazione viene definito passaparola, lo stesso che siamo abituati a vivere nei bar, nei mercati e spesso anche nelle nostre parrocchie. “Non importa come, l’importante è che se ne parli”. La nostra missione come comunicatori sociali è di evitare il rischio più grande: il pettegolezzo. Per questo prima di dire o scrivere qualcosa usiamo sempre i tre colini di Socrate:

  • Sei sicuro che la cosa che stai per dirmi è vera?
  • Sei sicuro che stai per dirmi una cosa buona?
  • Sei sicuro che sia utile che io lo sappia?

Sono un piccolo strumento per poter essere certi di raccontare la verità di un fatto, provando a pensare a quali possono essere le conseguenze. Insomma, la buona stampa.

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