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L’interVista a suor Gianna Guido

suor Gianna Guido
Nata a Bosio (AL) e laureata in lettere.
Per 23 anni è stata preside della San Giuseppe di Tortona, dal 2012 è direttrice della comunità dell’Angelo Custode.

Suor Gianna, come è nata la sua vocazione?

Sono entrata a farmi suora salesiana a 28 anni, dopo lunghi anni di discernimento perché la prima volta che ho sentito la chiamata di Dio avevo 17 anni, frequentavo l’Istituto Magistrale presso le suore Pietrine di Novi Ligure e ho incontrato delle missionarie molto entusiaste della Pro Civitate Christiana di Assisi. Mi hanno colpito perché andavano nei vari luoghi di Novi – ospedali, scuole, lungo le strade – a parlare di Cristo. Ho chiesto come si poteva entrare a far parte della loro congregazione e mi hanno detto che occorreva essere laureati, e pensando che i miei genitori non mi avrebbero fatto studiare dopo il diploma ho accantonato l’idea. Però, nel mio cuore è rimasta impressa la loro figura e, soprattutto, una frase che avevano scritto in un libretto che avevo acquistato: “Gesù deve essere sempre la fonte della tua vita”.

Ho proseguito il mio cammino frequentando la facoltà di Lettere all’università di Genova e, entusiasta dei movimenti di Mani Tese non pensavo più ad una vita di consacrazione ma soltanto di dedicarmi agli altri nella parrocchia, nell’oratorio e in questi movimenti. Nel ’68, durante un viaggio a Roma, mi è ritornata di nuovo questa chiamata mentre mi trovavo presso le catacombe di San Callisto e incontrando un gruppo di consacrate laiche “La tenda del Magnificat”. Nel mio cuore continuava ad emergere sempre il desiderio della vocazione salesiana in quanto, fin dalla scuola dell’infanzia a Bosio, ero stata cresciuta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, avevo fatto la catechista e l’animatrice in parrocchia ma temevo di essere condizionata in questa scelta per cui ho cominciato a frequentare i Focolarini, Comunione e Liberazione, ad andare ad Assisi alla Pro Civitate Christiana, seguire fratel Carlo Carretto, don Gasparino. Queste esperienze mi hanno aiutato a pregare, a riscoprire la Parola di Dio perché momentaneamente, soprattutto durante gli anni dell’università, mi ero un pochino allontanata da quelle che erano le pratiche religiose. Andavo a messa tutte le domeniche per accontentare i miei genitori, non recitavo più il rosario, pensavo che il cristianesimo fosse più attività che non incontro con il Signore e all’università a Genova avevo come compagni di università Mario Capanna, quelli del Manifesto e di Lotta Continua. Però il Signore mi aspettava per cui mi sono laureata nel ’70 e la prima esperienza da insegnante nella scuola cattolica è stata a Serravalle Scrivia e ad Acqui Terme. In questa ultima città sono stata colpita dal fatto che mi era stata assegnata come cattedra l’ultima classe differenziale con 15 handicappati e 9 ripetenti.

Sono sempre tata innamorata di don Bosco

A Serravalle avevo 24 alunni provenienti tutti da famiglie meridionali di cui quattro ripetenti. In particolare, a Serravalle, ho incontrato un parroco dalla parte degli ultimi e al pomeriggio andavo da questi ragazzi in parrocchia e, soprattutto, mi dava fastidio che le classi fossero praticamente divise in ricchi e poveri. Nell’anno successivo, insieme al parroco e al collegio dei docenti abbiamo sollevato questo problema e siamo riusciti a creare le classi eterogenee.

Ho fatto un’esperienza molto positiva ad Arquata Scrivia nella scuola statale; erano gli anni in cui, ormai, maturavo la vocazione salesiana, guidata da un salesiano e da una suora che mi aveva fatto incontrare la Parola di Dio. Sapevo che avrei incontrato difficoltà nella mia famiglia, molto cattolica ma, chiaramente, al pensiero di perdere l’unica figlia non accettarono subito la mia scelta, anche perché la gente del paese, compreso il parroco, sostenevano che ero matta a lasciare il posto di ruolo che avevo conseguito e secondo le persone di Bosio avrei dovuto entrare in congregazione prima di laurearmi; in quel periodo stavo frequentando la facoltà di pedagogia e storia della filosofia e i corsi abilitanti per le scuole superiori.

Nonostante tutte le difficoltà, sono entrata a farmi suora nel momento in cui ho ottenuto la sede definitiva di ruolo a Mornese, e ho continuato ad insegnare nella scuola statale come consacrata. Voglio ricordare questo episodio: il primo anno che insegnavo da suora è giunto a Mornese un mio ex collega di Arquata di Lotta Continua che si è meravigliato di trovarmi nella veste di Figlia di Maria Ausiliatrice e mi chiese se ero diventata matta a compiere una simile scelta alla mia età. Ma subito dopo ha aggiunto: “Se sei contenta hai fatto bene”. Quindi, ho avuto più comprensione e stima da chi era sulla sponda opposta. I miei compaesani che mi hanno poi vista felice e disponibile anche a curare i miei genitori anziani e ammalati, hanno capito che la mia era la scelta più idonea. 

Perché ha scelto la congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice?

Perché sono sempre stata innamorata di don Bosco, di madre Mazzarello e del carisma salesiano e anche perché don Bosco ci insegna a prestare la nostra opera per i giovani, per la catechesi, l’impegno nell’oratorio, l’inserimento nella parrocchia.

Qual è l’offerta formativa dell’Angelo Custode?

All’interno abbiamo tre tipi di scuola: dell’infanzia con quattro sezioni, la scuola primaria con dieci classi, la scuola secondaria di primo grado con quattro classi. La nostra offerta formativa è ispirata al carisma salesiano, in particolare nella scelta formativa abbiamo come slogan “Per crescere insieme” perché riteniamo quanto sia importante creare una comunità educante con la presenza della comunità religiosa, i docenti, i genitori, gli alunni. Cerchiamo di puntare alla formazione integrale dell’alunno per crescerlo come persona, come cittadino, come lavoratore, come cristiano secondo il progetto educativo salesiano e, soprattutto, si mira ad ottimizzare una formazione culturale capace di creare intorno un ambiente in cui possano imparare ad avere il gusto della cultura e, contemporaneamente, a formarsi alla vita. Sono tante le occasioni che cerchiamo di offrire agli alunni e alle famiglie. Ogni quindici giorni si incontra un gruppo che si chiama “Cammino di ricerca per le coppie”, incontri formativi su tematiche pedagogiche, su problemi di attualità. Poi c’è il coinvolgimento nelle iniziative di solidarietà che cerchiamo di creare nell’ambito dell’Angelo Custode. La più significativa è la cena di solidarietà, ad ottobre: l’ultima volta hanno partecipato 700 persone che hanno potuto ascoltare la testimonianza di due nostre sorelle che operano a Porta Palazzo. In questa iniziativa sono protagonisti i genitori nel preparare la cena, nel servire a tavola mentre gli ex allievi animano i giochi per i bambini.

Proporrebbe ad una giovane di dedicare la propria vita al servizio degli altri attraverso il Vangelo? E perché?

Certamente non lo proporrei a parole perché ha dato fastidio a me quando me l’hanno chiesto. La proposta deve passare dalla testimonianza o da un cammino di fede di chi è già suora. Per esempio, negli anni del mio discernimento ero ancora imbottita di tutti gli aspetti negativi che potevo aver subito dalla contestazione giovanile, però le risposte ai miei interrogativi non sono mai state ad un livello umano ma di invito ad aprire il Vangelo e a leggerlo. Tutti sappiamo che ciò che serve nella vita è la parola di Dio e l’impegno pastorale.

Cerchiamo, innanzitutto, di ascoltare le giovani quando individuiamo già un terreno favorevole. A Tortona avevo individuato alcune giovani molto impegnate nella Chiesa o nell’oratorio formando un piccolo gruppo che si chiamava “In cammino”. L’obiettivo di questo gruppo era quello di pregare insieme, di fare esperienze all’interno della comunità comunicando, da parte nostra, la gioia di una vita consacrata al Signore nell’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Se una persona è felice comunica all’altra la bellezza della sua vita. In questo momento, per un’efficace animazione vocazionale bisogna risanare le famiglie puntando a trasmettere loro dei valori. Oggi, poi, i giovani sono bombardati da troppi messaggi negativi ma devo dire che quelle che entrano nell’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, come in altre congregazioni, sono più motivate di un tempo. Io sono contenta di essere entrata adulta, di aver fatto determinate esperienze anche in campo politico. Il giorno prima di andare a Lecco per il postulato mi è stato proposto di candidarmi a sindaco di Bosio.

A cura di
Marco Caramagna

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