Anche quest’anno la Diocesi si prepara a un’altra tappa nel cammino di discernimento comunitario, secondo la formula, incentrata sulla Lectio divina, già sperimentata negli anni scorsi. Il primo incontro, guidato dal vescovo Guido, sarà mercoledì 4 ottobre a Castellazzo Bormida, nella chiesa di S. Maria della Corte. Il parroco, don Giovanni Sangalli, ci parla di come questa esperienza anima la vita della sua comunità. Don Giovanni, la sua parrocchia ospiterà la prima tappa di un cammino avviato nel 2014.
Qual è stato l’impatto di questo modo di fare comunità nella vita della parrocchia? «Si tratta di un’esperienza che ormai fa parte della nostra vita spirituale: nell’adorazione eucaristica settimanale utilizziamo la forma della Lectio divina, con i momenti di lectio, meditatio, oratio e contemplatio. Facciamo condivisione della parola di Dio, anche se i parrocchiani devono ancora “appropriarsene” appieno, ma è un cammino in divenire: ci aiutano i fratelli del Rinnovamento nello Spirito Santo, che sono forse più a loro agio con questa preghiera».
Ci sono già frutti tangibili di questa esperienza? «La preghiera, all’interno della comunità, dà frutto quando i fedeli cercano di comunicare a tutti la loro gioia con l’esempio di vita e l’entusiasmo. E devo dire di aver già visto tanti cercare di coinvolgere amici e vicini per vivere appieno i momenti di Adorazione e l’Eucaristia, dimostrando di sentirle vive e attraenti. C’è la voglia di far capire che Gesù è vivo e vivente, anche se si fa fatica. Quest’estate ci siamo concentrati sull’Adorazione, per cercare l’incontro personale con Cristo: la contemplatio. Vorrei insegnare l’importanza di stare davanti a Dio. Mi piace ripetere che “per stare in piedi bisogna stare in ginocchio”, come diceva don Oreste Benzi. E spero che gli incontri con il Vescovo diano una ulteriore spinta in questa direzione».
Perché l’Adorazione sembra così faticosa? Che cosa distrae il cristiano di oggi? «Per me l’Adorazione è un momento forte: voglio prostrarmi anche fisicamente, annullarmi davanti all’immensità del Santissimo, chiedere a Lui di darmi la forza per fare. Penso alla figura di Carlo Acutis (giovane lombardo di cui è in corso la causa di beatificazione, ndr). Alla domanda del suo parroco: “Perché stai davanti al Santissimo?” lui rispose: “Per stare con gli altri”. La gente non riesce a capire questo, pensa che sia una perdita di tempo. Ed è fatica perché è lì che ti metti a nudo e il Signore ti parla. Il silenzio fa paura. Quando uno ci parla vogliamo ribattere subito. Così spesso non si riesce neanche a capire la risposta che si sta dando. Si fa fatica a parlare e a capire le tante risposte che il Santissimo vuole dare al nostro cuore. A volte la musica, un canto adatto, può aiutare più di tante parole, ma conta l’apertura del cuore».
Quanto conta per Don Giovanni, umanamente e da sacerdote, l’Adorazione? «Conta tanto. Per stare con gli altri ho bisogno di pregare, e pregare tanto: la mia gente lo sa. Posso tralasciare qualsiasi cosa, ma non il “mio” giovedì, il giorno che dedico all’Adorazione. È stata lei, l’Adorazione, che mi ha sorretto, anche nei momenti più difficili».
Eugenio Licata