Home / Prima pagina / Paginone / Sinodo 2018: «I giovani riescono sempre a stupirci»

Sinodo 2018: «I giovani riescono sempre a stupirci»

Intervista a Carlotta Testa, responsabile del Servizio per la Pastorale giovanile e vocazionale

Carlotta Testa è insegnante di religione e responsabile della Pastorale giovanile e vocazionale della diocesi di Alessandria. Le chiediamo di raccontarci la sua esperienza (dandoci del tu), anche in vista del sinodo dei vescovi che si terrà nell’ottobre di quest’anno sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».

Carlotta, San Benedetto raccomandava agli abati di consultare anche i giovani prima di ogni scelta importante, perché «spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore». Tu che ne pensi?

«Nella mia esperienza di pastorale giovanile, e attraverso il mio lavoro di insegnante, vedo che spesso le intuizioni più vere e autentiche vengono dai ragazzi, anche sulle domande di fede che noi poniamo loro. Questo scardina un po’ le mie strutture mentali, e anche teologiche…».

Addirittura teologiche. Perché?

«Perché mi costringe a spendere i miei studi teologici in modo sempre nuovo, creativo e inaspettato».

Un esempio?

«Con alcune classi ho affrontato in diverse lezioni il tema dei vizi capitali. Parlandone con i ragazzi, mi sono accorta che le possibilità di cadere nel vizio sono più numerose di quelle su cui io stessa mi ero preparata. I ragazzi fanno obiezioni basate sulla “fetta” di realtà nella quale concretamente vivono. E la difficoltà, con loro, sta nell’aprire nuovi scenari, nuove fette di realtà».

Il compito di una Pastorale che voglia incidere nella realtà dei giovani qual è?

«Il primo è la consapevolezza degli scenari in cui ci troviamo. I ragazzi sono molto cambiati. La proposta deve essere calata nella loro vita, bisogna prima entrare in relazione. I giovani cercano un’amicizia vera, sentita come autentica. E dentro a un rapporto vero allora puoi accompagnarli alla scoperta di nuovi scenari».

Che cosa hai provato quando il Papa ha annunciato il sinodo sui giovani?

«Ho pensato: “Finalmente!”. Il tema dell’accompagnamento e della vocazione mi sono molto cari. Sento l’urgenza di avere risposte su come accompagnare i ragazzi: fino a che punto possiamo farlo noi laici?»

Chi dovrebbe subentrare, secondo te?

«La figura del consacrato, inevitabilmente. L’incontro con la Chiesa deve portare anche a questo».

La difficoltà più grande che hai affrontato nel tuo servizio?

«Questa: credo che prima di metterci in una relazione di amicizia con i ragazzi, dovremmo diventare amici noi. E per “noi” intendo chi è già dentro la Chiesa, chi è a servizio dei giovani nella Chiesa».

Vedi una realtà diversa? Quale?

«Eh, vedo una realtà che fa ancora un po’ fatica. Vedo gruppi orientati prevalentemente al proprio interno, e altri, parrocchie comprese, con difficoltà nel relazionarsi con la Pastorale giovanile».

Questo sinodo potrebbe essere un’occasione per ricominciare?

«Certamente. Intanto, partirei dall’evento nazionale di questa estate a Roma, l’11 e il 12 agosto. Per noi piemontesi inizierà l’8 agosto, dal tardo pomeriggio: a Torino si incontreranno tutti i giovani della nostra regione, che dopo due giorni insieme e una visita straordinaria alla Sindone partiranno per Roma. A Roma l’evento è stato pensato nello stile di una Gmg italiana: una veglia l’11 con il Santo Padre, poi una serata di festa con tutti i ragazzi e il 12, a San Pietro, la Messa con papa Francesco».

Tu sei responsabile della Pastorale giovanile e vocazionale dall’agosto del 2015. Che cosa hai imparato in questi tre anni?

«L’umiltà, direi, e il non dovere essere ossessionati dal fare, dall’organizzare. E’ più bello tornare all’essenza delle cose, del nostro essere cristiani. Bisogna ripartire dalle cose semplici».

Che cosa ti aspetti dal sinodo?

«Il sinodo, che è dei vescovi, secondo me è l’occasione per ascoltare ancora di più la voce dei giovani, per invitare la Chiesa ad accompagnarci ancora di più e per orientare la nostra pastorale».

Che cosa diresti a un giovane che non fa una vita cristiana per invogliarlo a conoscere meglio la realtà della Pastorale giovanile e vocazionale della diocesi?

«Gli direi di fidarsi di chi propone questo incontro nuovo, di mettersi in discussione, perché questo fa sempre crescere. E poi di mettersi a servizio, cioè di provare a spendersi con le proprie capacità nella realtà, a cominciare da quella della sua comunità».

Per chi volesse saperne di più: pg@conletuemani.com, facebook.com/ pgAlessandria, serviziopgdiocesialessandria.it oppure 339 7148157.

A cura di Andrea Antonuccio

Check Also

Siamo tutti un po’ matti?

Cento anni fa nasceva Franco Basaglia, lo psichiatra che ha chiuso i manicomi Starete probabilmente …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d