Nell’articolo di Avvenire pubblicato mercoledì ho parlato di integrazione e di come sia necessario proporre dei progetti che impieghino le risorse dei migranti in modo positivo, perché ogni uomo ha bisogno di un lavoro altrimenti i pensieri e le energie potrebbero incanalarsi verso qualcosa di negativo. Non ha senso la realtà di alcuni centri d’accoglienza dove le persone sono collocate senza fare nulla dalla mattina alla sera, eppure qualche esempio virtuoso esiste. Uno di questi ruota intorno all’enogastronomia: a Torino, l’ex villaggio olimpico del Moi, occupato da numerosi migranti, grazie all’intervento di Comune e Regione, ha iniziato a luglio dello scorso anno una collaborazione con la Piazza dei Mestieri, opera sociale della città che ha un ristorante, un birrificio, un pub e un laboratorio di panificazione, per fare un progetto. Sono stati coinvolti 12 individui di etnie diverse con due mesi di formazione, per 100 ore, di cui 90 di laboratorio e oggi 6 partecipanti sono impiegati in un’attività. Pubblico e privato hanno concorso insieme per un fine comune, che è stato portato a compimento. In vista delle prossime elezioni, chi è in grado di proporre qualcosa di interessante su questo tema?
Paolo Massobrio