Nuovi studi rafforzano le evidenze sull’utilità di un farmaco già in commercio da anni, Ezetimibe, per la prevenzione del colesterolo alto. Un elevato livello nel sangue del colesterolo «cattivo», l’Ldl, è un problema che interessa oltre la metà della popolazione adulta e rappresenta un fattore di rischio significativo per l’insorgenza delle patologie cardiovascolari. Quando le lipoproteine Ldl non sono più degradabili da parte del recettore che è deputato al loro smaltimento si infiltrano fra le pareti delle arterie, che diventano progressivamente più spesse e più dure. Il processo, definito aterosclerosi, può portare alla formazione di placche che ostacolano il flusso sanguigno al cuore, provocando infarto e altri eventi cardiaci avversi. «Lo studio multicentrico Improve-It, pubblicato a fine 2015 e oggetto di ulteriori sotto-analisi successive, ha coinvolto oltre 18mila pazienti e messo a confronto soggetti trattati in monoterapia con una statina, la simvastatina, con un altro gruppo trattato con una combinazione di simvastatina ed Ezetimibe, da cui è emerso come l’aggiunta di quest’ultimo farmaco al trattamento abbassasse ulteriormente il colesterolo Ldl e contribuisse a migliorare la prognosi dei pazienti ad alto rischio di infarto o di sindrome coronarica acuta», spiega il professor Furio Colivicchi, direttore Unità operativa complessa di cardiologia all’Ospedale San Filippo Neri di Roma. «Ezetimibe agisce inibendo l’assorbimento del colesterolo a livello intestinale e riducendone l’apporto al fegato stimola le cellule epatiche ad aumentare l’espressione dei recettori dell’Ldl, facendo quindi diminuire i livelli plasmatici di colesterolo. Le statine hanno invece un’azione diretta sulla produzione del lipide da parte dell’organismo e con la combinazione dei due farmaci si realizza il «doppio blocco fisiopatologico». Questo approccio risulta particolarmente indicato per alcune categorie di soggetti come i diabetici, in cui l’assorbimento del colesterolo a livello intestinale è molto sviluppato». Un altro vantaggio di Ezetimi
be, che ha dimostrato di essere efficace anche in monoterapia, è l’ottimo grado di tollerabilità dello stesso, pari a placebo, a differenza delle statine che possono avere alcuni effetti collaterali. Studi clinici dimostrano infatti che fino al 30% dei pazienti avviati alla terapia con le statine può sviluppare reazioni avverse come dolori muscolari, epatopatie e cefalea, che rendono impossibile la prosecuzione della cura. «Oltre alla prevenzione secondaria, cioè nei pazienti che hanno già avuto qualche complicanza cardiovascolare e in chi è intollerante alle statine, Ezetimibe è utilizzabile in prevenzione primaria in quei soggetti con grado di rischio basso, per i quali è sufficiente una riduzione dei valori dell’Ldl del 20% circa», aggiunge Colivicchi. Il farmaco non presenta interazioni significative con altri farmaci ed è estremamente tollerabile a livello epatico e muscolare, così come a livello renale. Ezetimibe apre quindi nuove prospettive nel trattamento della dislipidemia, ovvero un elevato livello di lipidi nel sangue, offrendo maggiori possibilità di intervento per migliorare la qualità di vita e ridurre la mortalità per le patologie associate al colesterolo.
Elena Correggia