Chi subisce un’esecuzione immobiliare deve rassegnarsi oppure compiere gesti estremi. Sergio si è opposto all’ingiustizia con ordine e pacatezza, per questo è ancora più pericoloso per chi vuole speculare sulla svendita delle case di famiglia e per lo strato sociale di professionisti e burocrati che, speriamo inconsapevolmente, appoggia la spoliazione degli impoveriti a opera degli speculatori. Ieri hanno tentato di sloggiare la sua famiglia dalla casa prima che fosse venduta: Sergio sta dando un esempio pericoloso e doveva essere punito. In tre giorni una petizione su change. org a favore della famiglia di Sergio ha raccolto 20.000 firme, centinaia di persone erano davanti alla sua casa per solidarietà e molte televisioni erano presenti. Il tentativo di dargli l’olio di ricino e umiliarlo si è tradotto in una parziale sconfitta degli speculatori e dei loro amici: è stato concesso un rinvio di 45 giorni in cui le iniziative giudiziarie a sua difesa potranno svilupparsi adeguatamente. Molti dei presenti hanno raccontato storie simili a quella di Sergio. Ma, aldilà degli aspetti economici e giudiziari quello che mi ha colpito parlando con loro, e che viene con difficoltà compreso, è l’estremo livello di violenza che si esplica in queste vicende e si ripete in centinaia di migliaia di casi in tutta Italia. Viene così seminato nella società una quantità enorme di rancore, di frustrazione e quindi di potenziale violenza esplosiva. Non è un caso che in società come quella statunitense, dove da decenni opera questa spoliazione violenta degli impoveriti, la violenza esploda, in modo incontrollabile, in vere e proprie stragi. Il diritto alla difesa è stato compulsato, le autorità che dovrebbero essere di equilibrio fra creditori e debitori non esercitano questa funzione. Tra i presenti c’era una persona, purtroppo per lei, profondamente esperta della violenza che circola nella nostra società: la fondatrice di una associazione Ingo (Onlus di diritto europeo) che, in questo momento, assiste in case protette circa 150 persone, prevalentemente donne, ma anche uomini e bambini, vittime della violenza quotidianamente diffusa nella nostra società. Mi ha raccontato come i creditori bancari, purtroppo con l’aiuto dei Tribunali, non si fermino nemmeno davanti a madri con figli piccoli che, dopo aver ottenuto protezione in quanto vittime di violenza, si trovano inoltre con un mutuo acceso dal coniuge e non pagato. Nonostante gli sforzi dell’associazione di trovare una negoziazione con i creditori bancari queste famiglie protette vengano espulse da casa e sono costrette a vivere in pensionati che, pur con tutta la buona volontà di chi li gestisce, sono la negazione della possibilità per i figli di sviluppare un’educazione coerente. Sottolinea che, così facendo vengono contraddette le leggi contro la violenza e soprattutto il Trattato di Istanbul per la tutela delle donne, bambini, sottolinea come una delle violenze più importanti sia quella economica. Per segnalazioni o richieste di aiuto: segreteria. favordebitoris@gmail.com.
Giovanni Pastore