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Il punto di Vista – «Futile» è vergognoso

Alle ore 2.30 di sabato 28 aprile il piccolo bimbo inglese Alfie Evans, colpito da una grave patologia neurologica, muore quattro giorni dopo lo stop alla ventilazione artificiale, perché i medici dell’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool, dove il bimbo era ricoverato dal 9 maggio 2016, ritengono che non possa guarire, nemmeno migliorare e che ogni tentativo per aiutarlo sarebbe considerato accanimento terapeutico. Dal dicembre 2017 in poi i giovani genitori, Kate e Tom Evans, coraggiosamente tentano ogni mezzo per difendere la vita del loro figlio; ricorrono all’Alta Corte ma il giudice Anthony Hayden dà ragione all’ospedale e così inizia una battaglia di ricorsi, purtroppo tutti persi. Il 18 aprile papa Francesco riceve in udienza il papà di Alfie, lancia un altro appello a favore della vita, ma non è ascoltato. L’ospedale Bambin Gesù di Roma ribadisce la disponibilità ad accogliere il piccolo per prendersene cura fino alla fine e il nostro Governo gli concede la cittadinanza italiana, ma i medici irremovibili staccano la spina provocando la morte. I genitori sono “devastati”, il Papa “profondamente toccato” e la gente del mondo, commossa, ha pregato e sperato affinché il legittimo desiderio dei genitori di riportare il figlio a casa e di trasferirlo in altra struttura idonea fosse rispettato. Questa in sintesi la cronaca ed io, cittadina, cristiana cattolica praticante, desidero esprimere alcune considerazioni. Rifiuto, in modo categorico, l’aggettivo vergognoso “futile” dato all’esistenza di Alfie, perché ritenuta non più degna. Una vita che non serve a lui e agli altri e per il suo “bene” è meglio troncarla, anche per evitargli future sofferenze. Ma come si possono comunicare tali sentenze non conoscendo il mistero della vita che è “incredibile” e può riservare grandi sorprese? Inoltre ogni malattia inguaribile non è però incurabile. Soprattutto m’incute paura il pensiero di ritenere inutile la vita che non corrisponde ai canoni imposti dalla cultura moderna dell’efficientismo, dell’essere pronti ad attaccare il prossimo quando occorre difendersi, dell’essere autosufficienti e non dipendere da niente e da nessuno. Inoltre credo, come ha scritto il prof. Mario Melazzini e come tante altre persone pensano, che “sia inaccettabile avallare l’idea che alcune condizioni di salute rendano indegna la vita e trasformino il malato o la persona con disabilità in un peso sociale e in un costo”. Papa Francesco afferma: “Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo”. Se non rispettiamo la dignità della vita di ogni persona, in qualunque condizione si presenti, sprofondiamo in un abisso da cui è molto difficile uscire. Alfie continua a vivere nel nostro cuore, innocente creatura immolata alla ragione dei presunti intelligenti che non hanno l’umiltà di riconoscere che la vita ci è stata donata e ci sarà tolta soltanto e unicamente da Qualcuno superiore a tutto e a tutti.

Adriana Verardi Savorelli

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