La settimana scorsa si è festeggiata la Liberazione d’Italia e così la fine del secondo conflitto mondiale. Per Alessandria la liberazione arrivò solamente il 28 Aprile. L’armistizio con il colonnello Becker alla guida dell’esercito germanico in Alessandria venne firmato nella sala capitolare della nostra cattedrale. L’esercito si era ritirato e aveva posizionato sulla Colla di Valenza parte della artiglieria pesante contro ogni evenienza, pronti a bombardare la nostra città. In quel tempo la nostra diocesi non aveva un vescovo, dato che monsignor Milone era da poco deceduto, e soprattutto perché all’epoca esisteva il cosiddetto «exequator», una formula con cui lo Stato, prima del Concordato, concedeva l’esecutività a taluni atti della Santa Sede e specialmente a quelli riguardanti le provvisioni dei benefici maggiori, compresa la nomina dei vescovi. Così dopo l’8 settembre 1943, nella neonata repubblica sociale Pio XII non nominò più vescovi, per non scendere a compromessi con uno Stato illegittimo. Il “facente funzioni di vescovo” era monsignor Pier Damiano Civera, Vicario Capitolare, che designò don Quinto Gho, don Urbano Viazzi e don Antonio De Martini come intermediari tra i rappresentanti del Presidio delle truppe tedesche e fasciste, e il Comitato di liberazione nazionale alessandrino. Per giungere all’atto di resa ci furono quattro giorni di acceso scontro. L’incontro fra le parti fu molto difficile, in svariati momenti si rischiò di rompere la tregua d’armi, e ciò sarebbe stato un disastro. Solamente il 28 aprile si giunse alla firma: i sacerdoti raccontarono solamente anni dopo di essere stati armati. Anche in quell’occasione la popolazione e il clero invocarono la protezione di Maria, in particolare della Madonna della Salve, che come l’acronimo insegna: “Sempre Alessandria La Vergine Esaudisce”. La garanzia del buon esito è contenuta nella preghiera, che in quei giorni venne più volte recitata, del “Sub tuum praesidium”. Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.
Alessandro M. Capra