Martedì 24 aprile, ricorre la memoria liturgica di Benedetto Menni, dei Fatebenefratelli, canonizzato nella Basilica di San Pietro a Roma, il 21 novembre 1999 dal papa Giovanni Paolo II, con la partecipazione di fedeli giunti da ogni parte del mondo e con circa 500 ascolani, tra i quali chi scrive queste note. Nell’Esortazione apostolica di papa Francesco “Gaudete et exsultate”, sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, nel capitolo primo, è scritto all’inizio che “…siamo invitati a riconoscere che siamo circondati da una moltitudine di testimoni che ci spronano a non fermarci lungo la strada, ci stimolano a continuare a camminare verso la meta…” e fra i grandi Santi all’onore degli altari ci sono anche quelli della porta accanto. Bellissima questa espressione! Tutti siamo chiamati alla santità, ma certamente in molti desideriamo imitare i grandi. Ecco perché io scrivo di quel “Gigante della carità”, “Profeta dell’Ospitalità”, San Benedetto Menni, che io ho imparato ad amare attraverso la conoscenza sui libri e sulla parola degli amici Frati dei Fatebenefratelli, ordine fondato da San Giovanni di Dio. Ad Ascoli Piceno, dal 1935, esiste la Casa di Cura San Giuseppe gestita dalle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, congregazione fondata da San Benedetto Menni e presente in molti paesi dell’Europa, America, Africa e Asia. In Italia inizia a diffondersi a partire dal 1905. Frate ospedaliero che si dedica alla cura dei malati psichici e altri, su invito del papa Pio IX, è inviato in Spagna a restaurare l’ordine dei Fbf soppresso da inique leggi e in Portogallo fonda, nel 1881, la famiglia religiosa delle Suore Ospedaliere. Tutta la sua vita è ispirata dall’amore misericordioso di Dio. Negli ultimi anni della sua vita soffre molto a causa dell’incomprensione e delle calunnie. Di fronte alle ingiustizie o a comportamenti scorretti è intransigente e deciso, arrivando anche a licenziare importanti medici dalle sue strutture. A qualcuno dà fastidio e alcune persone da lui allontanate iniziano una campagna denigratoria nei suoi confronti. L’Europa, in quegli anni, è attraversata da una forte corrente anticlericale e ogni occasione è buona per colpire un sacerdote o un religioso. Benedetto Menni è vittima di calunniatori e per ben sette anni deve subire un processo giudiziario al tribunale di Madrid. L’accusa è pesantissima: violenza nei confronti di una donna malata psichica. Lui sopporta con eroismo la terribile prova e tutto finisce con il trionfo della verità. Ma anche dai suoi Confratelli giungono varie contestazioni perché, pur agendo con rettitudine e bontà di cuore con loro, è rigoroso sullo spirito religioso. In seguito alle accuse interviene perfino il Sant’Uffizio che lo convoca a Roma e subisce un processo canonico dal quale, dopo due anni (1894-1896) è dichiarato completamente innocente. Lui perdona tutti e ripete spesso: “Lasciamo fare a Dio, saprà Lui regolare ogni cosa!” Grande la sua umiltà! Memorabile è la sua frase: “L’Ospitalità non conosce limiti, non sa dire basta, vola da una parte all’altra per tutta la rotondità della terra”. Ecco perché nella chiesa della Casa di Cura, molto ben arredata per l’occasione di festa, è visibile un mappamondo ornato da tanti nastri colorati. Ringraziamo il Signore per averci donato un così grande testimone!
Adriana Verardi Savorelli