Le parole di chi presiede la celebrazione eucaristica definiscono il pane e il vino offerti come “frutti della terra e del lavoro dell’uomo”. Il pane è metafora del cibo, dal quale dipende il poter vivere o il dover morire per mancanza di nutrimento. Il vino, invece, non è principio si sussistenza dell’uomo (non è indispensabile..) ma, segno della gratuità, sinonimo di festa e pienezza di vita. Dalla generosità di Dio l’uomo riceve il pane e il vino che sono dunque suoi doni. Ma questi doni sono anche opera delle mani dell’uomo: sono il risultato della sua fatica nel coltivare la terra, del dinamismo e della creatività del suo lavoro. L’impasto del pane e la spremitura degli acini sono, quindi, simbolo del nostro lavoro con le sue contraddizioni. Innovazione e sfruttamento, sicurezza e precarietà, buona imprenditoria e speculazione, tutele e illegalità, genialità e nuove forme di schiavitù; custodia del creato e abuso delle risorse. “Il lavoro è presente tutti i giorni nell’Eucaristia. Un mondo che non conosce più il valore del lavoro, non capisce più neanche l’Eucaristia” (Papa Francesco all’Ilva di Genova). Parole forti, parole coraggiose per stimolarci a denunciare tutte le storture di un sistema che genera un’economia senza volto e per valorizzare tutte le esperienze che sono riuscite a vincere la sfida di creare valore economico e “buona occupazione”.
Roberto Massaro