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Vocazioni Diocesane – Un Dio un po’ burlone

Si contano i giorni in casa, ne mancano pochi ormai poi faremo festa! l’attesa è trepidante perché ci si sente arrivati al termine di un lungo cammino e tutti in famiglia aspettiamo quel giorno chiedendoci come sarà, cosa cambierà, cosa potremo fare per lui… insomma per la nascita di mio fratello Daniele le cose non sono mica andate normalmente come per tutti gli altri: è stata una gravidanza lunghissima: anni e anni – o almeno così sembrava a noi bambini – perché il tempo non passava mai. “Ma quando nasce?” ripetevamo spesso e la risposta di mamma era sempre la stessa: “Bisogna avere pazienza: quando sarà il momento nascerà!”. È così: in casa si apprendono i rudimenti della pazienza e della sapienza e se ora volessi rielaborarli lo potrei fare con le parole del nonno: “Vale sempre la pena aspettare qualcosa di grande perché nell’attesa si impara la pazienza e la pazienza rende umili e l’umiltà è sapienza di vita”. Il nonno Giuseppe è sempre stato il “grande saggio” di casa; per lui l’umiltà non era sinonimo di sottomissione ma di sapienza! Non vi era contrasto ma continuità fra gli scarponi da contadino, le mani callose da muratore e la sua sapienza. Uno stile asciutto, a volte un po’ asprigno come il vino che traeva dalle viti antiche e nodose ma che aveva innanzitutto il sapore di ciò che è genuino. Eppure è proprio dalla natura che impariamo la pazienza perché, come dice la Bibbia, “vi è un tempo per ogni cosa”. Ebbene caro Daniele, da giovane ti sei appassionato alla natura, all’agricoltura, alla pesca, allo sport e al lavoro da muratore con papà; e poi il Signore, che a volte è un burlone coi fiocchi, ti ha chiesto la pazienza – e la fatica – di saper vedere in tutto ciò qualcosa di più grande: non più campi di qualche ettaro da coltivare ma un campo grande quanto il mondo! Il Suo campo dove gettare la semente dell’amore! Non solo il lago Maggiore per gettare la lenza ma il mare dell’umanità dove gettare le reti perché Lui ti ha fatto un “pescatore di uomini”; non più solo partite di calcio ma la grande sfida per la vittoria dell’amore che richiede impegno e dedizione; non solo case da costruire o restaurare, ma la Chiesa stessa da restaurare come Gesù chiese a San Francesco. Se il Signore Dio ti ha scelto per i suoi arcani motivi che Lui solo sa, credo invece che San Francesco ti abbia scelto vedendo la tua ritrosia per lo studio e i libri: infatti quando ha scritto nella Regola bollata: “E coloro che non sanno di lettere, non si preoccupino di apprenderle” secondo me stava già pensando a te! E sono convinto che abbia scommesso con il Padreterno sul fatto che sarebbe riuscito a farti arrivare fino a oggi, fino ad essere una “pietra viva” della Chiesa non per la sapienza umana ma per la via dell’umiltà e di sua sorella la santa semplicità. Tra poco sarai sacerdote e allora occorrerà ricominciare tutto daccapo a ricomprendere la vita come servizio a un livello ancora più alto dell’amore: mettersi a disposizione di Cristo Gesù per trasfigurare e santificare la realtà stessa in cui viviamo ma a partire dalla tua persona. Tutte le cose di cui ti sei appassionato in gioventù e che hai saputo rileggere dalla prospettiva di Dio, ora devi saperle vedere e vivere simultaneamente, tutte assieme, prima in te stesso e poi nel prossimo: ogni uomo è un campo, qualcuno da accogliere e da restaurare amandolo non con le tue forze ma con l’amore con cui Gesù ci ha amato! Dimmi se questa non è la sfida del secolo! D’accordo, la domanda è lecita: perché proprio a te che non ti senti all’altezza e pensi sempre di non essere in grado di fare bene? Ma è semplice! San Francesco diceva che Dio non aveva trovato nessuno più povero e peccatore di lui per mostrare la sua misericordia e più o meno credo valga lo stesso principio, perché come dice San Paolo ai Corinti: “Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi”. Quindi coraggio. Pazienza e umiltà divengano la tua sapienza per saper essere come Dio ti vuole: un semplice strumento nelle sue mani.

I tuoi fratelli 

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