Domenica prossima, 24 giugno, in tutte le chiese e parrocchie si ricorderà la Giornata per la carità del Papa. “Dare una mano al Papa: e chi non vorrebbe farlo?”, è uno dei tanti slogan che accompagnano questa tradizionale iniziativa e che spiega proprio il senso di una colletta alla portata di tutti che va ad alimentare il cosiddetto Obolo di San Pietro. È questo il fondo, costituito da piccole e grandi donazioni da tutto il mondo, che sostiene proprio le iniziative di carità del Papa. I primi cristiani, lo sappiamo bene dagli Atti degli apostoli, arrivavano addirittura a mettere in comune tutti i loro beni, in modo che anche i fratelli più deboli e bisognosi avessero di che vivere. La storia ci ricorda poi molti episodi significativi di condivisione e di legame con la carità del Papa, come nell’VIII secolo, quando gli abitanti delle isole britanniche (gli anglosassoni), dopo la loro conversione, si sentirono così legati al Vescovo di Roma che li aveva accolti nella fede, da decidere di inviare ogni anno un contributo annuale, il Denarius Sancti Petri. L’Obolo di S. Pietro, così come lo conosciamo oggi è dovuto a Pio IX con l’enciclica Saepe venerabilis del 1871, quando la Santa Sede si era trovata in uno stato di particolare insicurezza materiale dopo la fine dello Stato pontificio e chiedeva il sostegno di tutti i cattolici. Ancora oggi, con un significato più ampio e a sostegno dei poveri, nella domenica più vicina alla solennità dei Santi Pietro e Paolo (29 giugno), in tutte le Chiese del mondo i fedeli sono invitati ad offrire il loro contributo, piccolo o grande, in favore delle opere di carità del Papa. “Non amiamo a parole ma con i fatti”, oppure “La carità è seminare speranza”: sono queste le parole che quotidianamente proprio Papa Francesco ripete con forza, per ricordare la misericordia e la carità, la speranza e la condivisione che il Vangelo ci insegna, e che lui per primo s’impegna a mettere in pratica. Conosciamo bene dai giornali, infatti, le tante opere da lui volute per soccorrere ogni genere di povertà, non solo a Roma ma in tutto il mondo. La raccolta di questa domenica vuole così essere proprio un “dare una mano” a Francesco e alla sua carità, facendogli sentire, anche concretamente, l’affetto e riconoscenza di tutti, mettendoci al suo fianco e aiutandolo ad arrivare ovunque ci sia bisogno di sostegno e speranza. Francesco non smette mai di chiedere di essere attenti alle periferie, anche esistenziali, di questo nostro tempo, dove si annidano le povertà più disumane, per portare a tutti il dono dell’amore del Signore. Così un semplice gesto, quello di dare una piccola offerta perché arrivi a chi soffre, diventa in realtà la manifestazione più vera della Chiesa, che è universale, non ha confini tra Paesi e vede in ogni uomo un fratello da amare e soccorrere.
Stefano Tessaglia