La storia del movimento cattolico italiano ebbe come anno cruciale il 1898. In quell’anno, a Milano ci furono dei moti di piazza: i poveri, stremati dalle tasse e dalla disuguaglianza sociale, scesero per le strade, e il Governo, con il generale Bava Beccaris, non trovò niente di meglio da fare che sparare cannonate ad alzo zero. Caddero, insieme, cattolici e socialisti: coloro i quali la borghesia liberale e massonica voleva estirpare per realizzare i propri eleganti ideali di progresso. La repressione colpì in egual misura cattolici e socialisti: anche i cattolici, infatti, furono accusati di tramare e adoperarsi per un complotto insurrezionale contro lo Stato. I provvedimenti repressivi del governo si abbatterono anche sulle associazioni dell’Opera dei congressi, vennero soppressi 4 comitati regionali, 70 comitati diocesani, 2.600 comitati parrocchiali, 600 sezioni giovanili e 5 circoli universitari. Vennero chiusi tanti giornali, e nella città di Milano, con una circolare del 26 maggio, furono sciolti i Comitati Cattolici. La repressione portò un grande sconforto tra le fila dei cattolici, che non tolleravano di essere ridotti a briganti e sovversivi: la gerarchia della Chiesa, del resto, non riusciva a reggere il livello dello scontro con la politica. L’allora Papa Leone XIII, novantenne e molto malato, non riusciva a gestire il conflitto. Il movimento sociale cattolico si fermò, in attesa di una rinascita, finché, nel mese di giugno dell’anno 1905 il nuovo pontefice S. Pio X (nella foto) promulgò l’enciclica “Il Fermo Proposito”, con la quale vennero date nuove direttive al laicato cattolico. La Chiesa era allo stremo, i cattolici erano perseguitati, dispersi e divisi. Il danno era fatto e bisognava porre rimedio. Lo scopo fondamentale dell’azione cattolica non doveva più essere solo di stampo sociale, ma doveva concretarsi in un’opera dedita alla formazione spirituale. Le iniziative di stampo politico, sindacale e sociale già esistenti vennero subordinate alla nuova esigenza e soggette all’autorità dei vescovi.
Alessandro M. Capra