Papa Francesco risponde alle domande dei giovani dialogando al Circo Massimo.
Roma, sabato 11 agosto 2018
1. Caro Papa Francesco, sono Letizia, ho 23 anni e studio all’università. […] Quando ho dovuto compiere l’importante scelta di cosa fare alla fine della V superiore, […] mi sono rivolta al professore che stimavo di più, il prof. di Arte, […] gli ho detto che volevo seguire la sua strada, diventare come lui. […] ‘Scegli economia’, mi ha detto. Ho sentito una grande delusione […].
«Buonasera.[…] I sogni dei giovani fanno un po’ paura agli adulti. Fanno paura, perché quando un giovane sogna va lontano. Forse perché hanno smesso di sognare e di rischiare. Tante volte la vita fa che gli adulti smettano di sognare, smettano di rischiare; forse perché i vostri sogni mettono in crisi le loro scelte di vita, sogni che vi portano a fare la critica, a criticarli. Ma voi non lasciatevi rubare i vostri sogni. […] Cercate maestri buoni capaci di aiutarvi a comprenderli e a renderli concreti nella gradualità e nella serenità. Siate a vostra volta maestri buoni, maestri di speranza e di fiducia verso le nuove generazioni che vi incalzano. “Ma come, io posso diventare maestro?”. Sì, un giovane che è capace di sognare, diventa maestro, con la testimonianza».
2. Santo Padre, sono Martina, ho 24 anni. […] Io faccio fatica a dire di essere fidanzata. Preferisco, piuttosto, dire che “sto”: è più semplice! Comporta meno responsabilità, almeno agli occhi degli altri! […] Allora mi chiedo: perché il desiderio di intessere relazioni autentiche, il sogno di formare una famiglia, sono considerati meno importanti di altri e devono essere subordinati a seguire una realizzazione professionale?
«Lei ha messo il dito nella piaga: scegliere quello per tutta la vita, la scelta dell’amore … Anche lì possiamo dire: “Scelgo, però non adesso ma quando finirò gli studi”, per esempio. Lo “scelgo, però”: quel “però” ci ferma, non ci lascia andare, non ci lascia sognare, ci toglie la libertà. […] “Perché faccio fatica – diceva lei – a dire che sono fidanzata?”[…] Il nemico più grande dell’amore non solo è non lasciarlo crescere adesso, aspettare di finire la carriera, ma è fare la doppia vita, perché se tu incominci ad amare la doppia vita, l’amore si perde, l’amore se ne va. Perché dico questo? […] Voi sapete qual è il più grande compito dell’uomo e della donna nel vero amore? Lo sapete? La totalità: l’amore non tollera mezze misure: o tutto o niente. E per fare crescere l’amore occorre evitare le scappatoie. L’amore deve essere sincero, aperto, coraggioso. Nell’amore tu devi mettere tutta la carne al fuoco: così diciamo noi in Argentina. […] E qual è il compito, dell’uomo nell’amore? Rendere più donna la moglie, o la fidanzata. E qual è il compito della donna nel matrimonio? Rendere più uomo il marito, o il fidanzato. È un lavoro a due, che crescono insieme […]».
3. Santo Padre, mi chiamo Dario, ho 27 anni e faccio l’infermiere in cure palliative. […]Com’è possibile che un Dio grande e buono (così me lo hanno raccontato) permetta le ingiustizie nel mondo? Perché i poveri e gli emarginati devono soffrire così tanto? Il mio lavoro mi pone quotidianamente davanti alla morte e vedere giovani mamme o padri di famiglia abbandonare i propri figli mi fa chiedere: perché permettere questo? La Chiesa, portatrice della Parola di Dio in terra, sembra sempre più distante e chiusa nei suoi rituali […].
«[…] Se noi cristiani non impariamo ad ascoltare le sofferenze, ad ascoltare i problemi, a stare in silenzio e lasciar parlare e ascoltare, non saremo mai capaci di dare una risposta positiva. E tante volte le risposte positive non si possono dare con le parole: si devono dare rischiando se stessi nella testimonianza. Dove non c’è testimonianza non c’è lo Spirito Santo. […] Essere cristiano non è uno status della vita, uno status qualificato: “Ti ringrazio, Signore, perché sono cristiano e non sono come gli altri che non credono in Te”. Vi piace questa preghiera? (rispondono: no). Questa è la preghiera del fariseo, dell’ipocrita; così pregano gli ipocriti. “Ma, povera gente, non capisce nulla. Non sono andati alla catechesi, non sono andati in un collegio cattolico, non sono andati all’università cattolica … ma, sono povera gente …”: questo è cristiano? E’ cristiano o no? (rispondono: no) No! Questo scandalizza! Questo è peccato. […] E il clericalismo, che non è solo dei chierici, è un atteggiamento che tocca tutti noi: il clericalismo è una perversione della Chiesa.[…] Cari giovani – e questa è l’ultima cosa che dico – il messaggio di Gesù, la Chiesa senza testimonianza è soltanto fumo.