“Lasciatemi cantare con la chitarra in mano, lasciatemi cantare una canzone piano piano… perché ne sono fiero, sono un italiano, un italiano vero… Buongiorno Italia, buongiorno Maria con gli occhi pieni di malinconia, buongiorno Dio sai che ci sono anch’io…” Ore 24 circa di domenica 7 ottobre. Abbiamo appena superato il confine, dalla Francia eccoci di nuovo nel nostro bel Paese: l’Italia! Sorge spontaneo l’applauso dei pellegrini che hanno partecipato al viaggio nella terra benedetta di Lourdes, organizzato dalla parrocchia di San Michele e alcune parole della canzone di Toto Cutugno tornano alla mente.
Tre giorni accanto a Maria, quella che noi cristiani veneriamo e amiamo e con Dio nostro Padre che sa… che ci siamo anche noi. Ore 2 circa: eccoci arrivati nel piazzale davanti alla chiesa di S.M; saluti, baci e abbracci… “Buon proseguimento!” … “Ci rivedremo presto!” … Con altri, chissà nell’anno prossimo 2019, un augurio speciale, perché a Lourdes si va e si vuole ritornare. Per me è la quarta volta e se Dio vorrà, ancora rivedrò quel luogo santo.
Poche ore di sonno e lunedì 8 riprendo la mia vita di sempre. I miei ricordi… Là, alla grotta, durante la Messa mattutina di sabato 6, il sacerdote celebrante nella sua omelia ammonisce: “A Lourdes tutto è bello, quanta gente da tutto il mondo che qui prega…” così pensano molti pellegrini entusiasti che ritornano però a casa e nulla cambia per loro. Che non sia la vita di sempre! Sia, invece, una vita nuova fatta di conversione o di rinnovo della propria fede. Tutti abbiamo bisogno di cambiare in meglio, di seguire con perseveranza la Via Maestra, di crescere nella vita spirituale e Lourdes c’insegna. Quindici scalini in casa da fare spesso ogni giorno dal piano terra al primo piano, male al ginocchio, lamenti… Là vedo ammalati in barella che non possono più camminare o sulla carrozzina sono affidati alle buone cure dei volontari che li trasportano e allora basta con i miei lamenti… Guardo il mio giardino di casa con gli alti alberi, il verde intorno ed ecco i miei occhi “vedono” quell’altro mare di verde, a circa 400 metri di altitudine, nascosta e appoggiata sui primi contrafforti dei monti Pirenei, bagnata dal fiume Gave, la città di Lourdes, Centro mondiale di pellegrinaggi e la nostalgia mi prende…
Le visite guidate nei luoghi dove ha vissuto Bernadette, dove incontriamo Padre Daniel, dei Frati Minori Conventuali, che ci parla della “Milizia della Immacolata”, il movimento mariano fondato da San Maximiliano Kolbe, grande apostolo dell’amore a Maria Immacolata, ardente missionario, ucciso nel campo di concentramento di Auschwitz, a 47 anni, dopo essersi spontaneamente offerto di morire al posto di un compagno di prigionia, padre di famiglia. Ritorno là col pensiero, nella grande Basilica sotterranea dedicata a San Pio X che può accogliere circa 25 mila persone e dove facciamo esperienza dell’Amore universale che regna nella Chiesa credente. Provo stupore ricordando le meraviglie compiute su Bernadette, una ragazzina di 14 anni, analfabeta, che non frequenta il catechismo, con una fragile salute, che è scelta per un mirabile progetto. Per ben 18 volte, dall’11 febbraio fino al 16 luglio 1858 le appare la “bella Signora in bianco” e il 25 marzo 1858, nella sedicesima apparizione, festa dell’Annunciazione di Maria, dopo aver insistito molto su richiesta del curato Peyramale, Bernadette ottiene il nome tanto desiderato della Signora che si rivela: “Io sono l’Immacolata Concezione”.
Solo la Vergine Maria poteva aver pronunciato quelle parole perché Bernadette non può capirne il significato e alla fine il Curato, prima scettico, crede al racconto. Ecco, la “Bella Signora” è là, rivedo con gli occhi del cuore la bianca statua in quella grotta diventata famosa in tutto il mondo, davanti alla quale m’inginocchio insieme con i miei fratelli e sorelle nella fede.
A Lei rivolgo la mia appassionata preghiera, fiduciosa d’essere ascoltata ed esaudita. Con perseveranza continuo a chiedere: qui, oggi, domani. Ringrazio don Ivo, i suoi preziosi collaboratori Luciano Zanon e Nello Scafa, per l’ottima organizzazione del pellegrinaggio, i vecchi e i nuovi amici conosciuti in questa occasione con i quali ho creato fraterna comunione, il mio “angelo custode” terreno in gonnella, le amiche sorelle di Alessandria, fedelissime abbonate “da una vita” a “La Voce alessandrina”, contente di avermi conosciuta, la signora che, dopo aver ascoltato la mia pubblica testimonianza di vita nel pullman si congratula, gli esperti autisti del pullman, ma soprattutto la Madre di tutti i credenti. Madre nostra, Madre mia!
Adriana Verardi Savorelli