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San Giovanni Paolo II: «Nella Chiesa nessuno è straniero e la Chiesa non è straniera a nessuno»

Messaggio di Papa Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale dell’Emigrazione

Carissimi Fratelli e Sorelle! Il fenomeno delle migrazioni […] interpella oggi più che mai, la Comunità Internazionale e i singoli Stati. Questi tendono per lo più ad intervenire mediante l’inasprimento delle leggi sui migranti ed il rafforzamento dei sistemi di controllo delle frontiere e le migrazioni perdono così quella dimensione di sviluppo economico, sociale e culturale che storicamente possiedono. Si parla, infatti, sempre meno della situazione di «emigranti» nei paesi di provenienza, e sempre di più di «immigrati», con riferimento ai problemi che essi suscitano nei paesi in cui si stabiliscono. […]

Oggi il fenomeno dei migranti irregolari ha assunto proporzioni rilevanti, sia perché l’offerta di manodopera straniera diventa esorbitante rispetto alle esigenze dell’economia, che già stenta ad assorbire quella interna, sia a causa del dilatarsi delle migrazioni forzate. La necessaria prudenza che la trattazione di una materia così delicata impone non può sconfinare nella reticenza o nell’elusività; anche perché a subirne le conseguenze sono migliaia di persone, vittime di situazioni che sembrano destinate ad aggravarsi, anziché a risolversi.[…] L’immigrazione illegale va prevenuta, ma occorre anche combattere con energia le iniziative criminali che sfruttano l’espatrio dei clandestini. La scelta più appropriata, destinata a portare frutti consistenti e duraturi a lungo termine, è quella della cooperazione internazionale, che mira a promuovere la stabilità politica e a rimuovere il sottosviluppo. […] La Chiesa considera il problema dei migranti irregolari nella prospettiva di Cristo, che è morto per raccogliere in unità i figli di Dio dispersi, per ricuperare gli esclusi e avvicinare i lontani, per integrare tutti in una comunione fondata non sull’appartenenza etnica, culturale e sociale, ma sulla comune volontà di accogliere la parola di Dio e di ricercare la giustizia. «Dio non ha preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a Lui accetto». […]

Il primo modo di aiutare queste persone è quello di ascoltarle per conoscere la loro situazione e di assicurare, qualunque sia la loro posizione giuridica di fronte all’ordinamento dello Stato, i mezzi di sussistenza necessari. È quindi importante aiutare il migrante irregolare a svolgere le pratiche amministrative per ottenere il permesso di soggiorno. Le istituzioni a carattere sociale e caritativo possono prendere contatto con le autorità per cercare, nel rispetto della legalità, le opportune soluzioni ai vari casi. […]

Quello delle migrazioni in generale, e dei migranti irregolari in particolare, è un problema per la cui soluzione gioca un ruolo rilevante l’atteggiamento della società di arrivo. In questa prospettiva è molto importante che l’opinione pubblica sia ben informata sulla reale condizione in cui versa il paese di origine dei migranti, sui drammi in cui essi sono coinvolti e sui rischi che comporta il ritornarvi. La miseria e la sventura da cui sono colpiti costituiscono un motivo in più per venire generosamente incontro agli immigrati. È necessario vigilare contro l’insorgere di forme di neorazzismo o di comportamento xenofobo, che tentano di fare di questi nostri fratelli dei capri espiatori di eventuali difficili situazioni locali. Per le notevoli proporzioni che il fenomeno dei migranti irregolari ha assunto, occorre che le legislazioni dei paesi interessati vengano, per quanto è possibile, armonizzate, anche allo scopo di meglio distribuire i pesi di una soluzione equilibrata. Occorre evitare di ricorrere all’uso di regolamenti amministrativi, intesi a restringere il criterio dell’appartenenza familiare, con la conseguenza di spingere ingiustificatamente fuori dalla legalità persone, a cui nessuna legge può negare il diritto alla convivenza familiare. Adeguata protezione va assicurata a coloro che, se pur fuggiti dai loro paesi per motivi non previsti dalle Convenzioni Internazionali, di fatto potrebbero correre un serio pericolo per la loro vita qualora fossero costretti a ritornare in patria. […]

Nella Chiesa nessuno è straniero, e la Chiesa non è straniera a nessun uomo e in nessun luogo. In quanto sacramento di unità, e quindi segno e forza aggregante di tutto il genere umano, la Chiesa è il luogo in cui anche gli immigrati illegali sono riconosciuti ed accolti come fratelli. E compito delle diverse diocesi mobilitarsi perché queste persone, costrette a vivere fuori dalla rete di protezione della società civile, trovino un senso di fraternità nella comunità cristiana. […]

Dal Vaticano, 25 Luglio 1995, diciassettesimo anno di Pontificato

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