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A un’ora da qui – Ricordando Gigi Radice

Lo scorso 7 dicembre, il giorno di Sant’Ambrogio, la Brianza si è ripresa il suo Gigi Radice. Il giocatore prima, l’allenatore dopo: la sua prima panchina a Monza nel 1966, l’ultima nel ’97 sempre a Monza. La storia lo vuole ricordare e premiare per l’impresa che nel campionato 1975-’76 gli riuscì meglio: portare nuovamente il Torino a essere campione d’Italia, un titolo che mancava dal 1949. Ma allora la squadra era il grande Torino, tutt’altra storia.

Lo si ricorda per il suo sguardo freddo e penetrante, di chi ti guarda con affettuosa arroganza. Fu importatore del calcio totale, inventore del “tremendismo” (pressing ovunque e non mollare mai) a cui fece prendere subito il colore granata. Radice era uno vincente per vocazione, per abitudine e temperamento. Quel Radice che, invece di festeggiare, alla fine della partita che avrebbe ricucito lo scudetto sulla maglia del Torino, si arrabbia con i suoi giocatori perché il match si poteva e si doveva portare a casa. Aveva rivoluzionato un Toro che da troppo non vinceva, spostando Claudio Sala sulla fascia (lasciandogli quella di capitano al braccio), così da poter servire favolosi assist ai gemelli del gol, Pulici e Graziani. Poi la lungimiranza nel comprendere dove e come si sarebbe mossa l’evoluzione del calcio.

Durissimi i ritmi dettati dal mister: allenamenti faticosi nei quali pretendeva sempre il massimo; lo chiamavano “il tedesco”. Ma nella vita privata lasciava che i suoi uomini fossero liberi, senza restrizioni, anche perché bastavano quelle che la città di Torino imponeva in quegli anni bui fatti di omicidi, rapimenti e bombe. Piangono la sua scomparsa, tra gli altri, Milan, Inter, Roma, Bologna e Fiorentina. L’attuale presidente del Torino Urbano Cairo racconta di Gigi Radice come di “un granata a tutto tondo, di grande passione in campo e dolcezza umana fuori: entra di diritto nel pantheon del grande Torino”. E dopo Gustavo Giagnoni ed Emiliano Mondonico, ecco andarsene un altro pezzo di storia del calcio torinese in questo 2018.

Andrea Allegra

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