Il termine “operaio”, nel gergo calcistico, è un’espressione, per certi versi infelice, a cui si ricorre all’apparenza per sottolineare lo spirito di sacrificio e l’abnegazione di una squadra ma, in realtà, per sottolineare l’inferiorità tecnica di una formazione, o di un giocatore, rispetto ai diretti competitors e la capacità del primo di sopperire ai propri limiti per l’appunto ricorrendo ad una giusta dose di spirito di sacrificio. Parlare di “squadra operaia”, in gergo pallonaro, ha dunque il sapore di una deminutio e, al tempo stesso, di un apprezzamento e a questa logica non si sottraggono le osservazioni fatte attorno all’Alessandria Calcio: perché?
Anzitutto, potremmo osservare, per la capacità di tornare a casa senza averle buscate dopo avere incontrato tre formazioni che la sovrastano in classifica (leggasi Arezzo, Novara e Pro Patria) contenendo i danni e, in un paio di circostanze, arrivando addirittura a sfiorare la vittoria, ma essere operai non è soltanto questo, è qualcosa di più significativo in termini di approccio mentale alla partita. È la capacità di sapersi difendere non solo con i giocatori arretrati ma anche con i centrocampisti e, quando occorre, con gli attaccanti facendo bunker rispetto alle iniziative di avversari più qualitativi che cercano il bel gioco e la via del goal e avendo la capacità di ripartire in contropiede con giocatori veloci, determinati, e all’occorrenza micidiali sotto porta (caratteristica, quest’ultima, che, invero, a questi Grigi un po’ manca).
È un po’ come nella celebre canzone degli “883” circa la dura legge del goal secondo cui, alla fine, spesso le partite premiano quelli che sanno essere più pratici e cinici rispetto ai belli ma improduttivi ma anche qui occorre fare una distinzione giacché un conto è, infatti, la strategia scelta a tavolino di difendere e di contrattaccare, anche contro squadre inferiori, allo scopo di interpretare una certa filosofia calcistica (della quale, a titolo d’esempio, sono stati e sono maestri a livello internazionale uomini come Giovanni Trapattoni e José Mourinho), un conto è saper fare di necessità virtù riuscendo, con la medesima filosofia, a mascherare i propri limiti e a tener testa anche ad avversarie superiori. Questo è ciò che sta facendo l’Alessandria ed è a tanto che si è riferito l’allenatore D’Agostino nell’affermare che, talora, la sua idea di gioco è differente ma deve saper fare di necessità virtù: ed allora, proprio per questo, oggi come oggi, si può affermare che quanto visto dei Grigi nelle ultime uscite rappresenti all’incirca il 100% del loro potenziale.
Silvio Bolloli