Domenica, tra le ore 14.30 e le 20.30, abbiamo avuto un meraviglioso saggio di come due squadre che pensano di avere una partita, per diverse ragioni difficile, in pugno, vedano sfumare la vittoria: nel caso dei Grigi con un pareggio al 92°, nel caso della Lazio, addirittura, con una sconfitta che sa di beffa. Tuttavia, tra la prestazione dell’Alessandria e quella della Lazio vi è una differenza fondamentale che non deve sfuggire e che può essere rivelatrice delle differenze caratteriali di due formazioni e, al tempo stesso, della diversa capacità di gestire le salite che, nell’arco del campionato, si susseguono immancabilmente. Andiamo per ordine: la Lazio ha affrontato la Juventus con una grinta senza precedenti costringendo i Bianconeri alle corde, quasi impedendo loro di superare la linea di metà campo e totalizzando una statistica che, attorno alla metà del secondo tempo, era a dir poco inquietante con otto calci d’angolo a zero e nove tiri in porta (o verso la porta) a zero in favore dei Biancocelesti e con i giocatori juventini che apparivano quasi smarriti e faticano a mettere assieme più di tre passaggi di fila.
L’Alessandria, sul fronte opposto, ha pressoché surclassato gli avversari lucchesi nel corso del primo tempo regalandosi un comodo due a zero all’intervallo che, con un po’ più di fortuna e cinismo, avrebbe anche potuto diventare un tre. Poi, le sorti si sono invertite: la Juventus, complice una rara amnesia difensiva della Lazio ha pareggiato e infine, con l’ineffabile Cristiano Ronaldo, ha lasciato che, dal dischetto che non perdona, la vittoria le sorridesse ancora una volta. La Lucchese, dal canto suo, ha aggredito con rabbia il secondo tempo costringendo l’Alessandria a sparuti contropiede e a una sola occasione da rete, ottenendo la rete in apertura di ripresa (come si diceva un tempo) e completato l’aggancio al 92° minuto, credendoci sempre e senza mai arrendersi con giocatori che, in barba alla difficilissima situazione societaria, hanno esultato con l’energia di ragazzini sotto la loro curva. Che conclusione trarre? Questa: mentre la Lazio non ha nulla da rimproverarsi avendo disputato una partita di altissimo livello ed avendo ceduto contro una delle squadre più forti del mondo, forse la più forte, in conseguenza di due episodi, l’Alessandria ha invece letteralmente regalato il secondo tempo agli avversari che, quand’anche non fossero riusciti ad ottenere il pareggio, lo avrebbero comunque meritato sulla base della prestazione fornita. Ecco, questa capacità di non rilassarsi, di non assopirsi sugli allori e di continuare a lottare a testa bassa, al di là del risultato finale (che, ironia della sorte, è comunque stato positivo per l’Alessandria, negativo per la Lazio) è da sempre alla base di un approccio mentalmente vincente da parte di una squadra. Oggi si parla molto della testata di Favarin e di altri argomenti più o meno ameni ma ciò che non deve sfuggire è la necessità che i Grigi ritrovino al più presto carattere se si vorrà dare dignità ad un campionato fino ad ora di livello men che mediocre.
Silvio Bolloli