Nell’articolo di Avvenire pubblicato mercoledì ho fatto una riflessione sulla notizia, diventata virale, che una borgata di Castelmagno sia in svendita e costi meno di un appartamento in città. Ciò non sarebbe un male assoluto se portasse con sé un progetto di rinascita e di rilancio, magari grazie a qualcuno che arriva da fuori. Una situazione simile l’ho incontrata nel Monferrato, a Vignale, il paese del Grignolino, dove un locale è diventato una Proseccheria, suscitando lo scandalo degli abitanti. E a Cella Monte, dove uno dei primi agriturismi aperti in un’antica dimora in tufo, è stato venduto a una coppia di professionisti milanesi che ci andrà ad abitare. La colpa di tutto ciò non si può imputare a chi viene da fuori ed acquista non rispettando la tradizione, ma all’assenza di una regia che valorizzi l’unicità di un territorio e che renda conveniente investire in un senso piuttosto che in un altro. La tradizione infatti non è un qualcosa di immobile, ma significa trarre dal passato ciò che può essere attuale oggi.
Paolo Massobrio