Dottoressa, il mio bimbo di due anni inizia a “ribellarsi”. Come mi comporto? Il bambino dai due anni di età, come abbiamo già detto altre volte, desidera dimostrare la propria autonomia . È l’età in cui si riconosce allo specchio e comincia a dire: “Io”. Iniziano le crisi, lo scontro tra il suo desiderio d’indipendenza (questa cosa ci fa sorridere) e la necessità di avere punti e regole rassicuranti. In alcuni momenti, infatti, dirà che è grande e in altri che è piccolo. I genitori e i nonni dovranno cercare di favorire l’indipendenza mettendo comunque in chiaro un codice di comportamento. L’ansia è una cattiva consigliera e spesso ci porta o a pretendere troppo, o a non avere pazienza, o ad accontentarlo in tutto per evitare di sentirlo piangere e urlare. Il bimbo per questo impara a usare tablet e cellulari (!), ma non è capace di vestirsi o di allacciarsi le scarpe. Per la mia esperienza è molto importante, per favorire l’autonomia, di seguire questi consigli: ascoltarlo sempre con attenzione; guardarlo negli occhi; consigliarlo più che dargli dei “no”; lasciare provi da solo; non prenderlo in giro; fargli i complimenti per le sue azioni positive; farlo sentire utile e spingerlo a fare cose da solo (ovviamente sotto sorveglianza). Il bambino attraverso le sue azioni ci comunica i suo malessere e il suo benessere. Nei primi anni di vita si dà un imprinting alla sua personalità. È importante che mamma, papà e nonni innaffino e curino questa piccola piantina in modo adeguato, affinché diventi un grande albero forte e rigoglioso. E in educazione vale sicuramente le frase di San Francesco di Sales: «Nella dieta dell’anima (in educazione) ci vuole una tazza di scienza, un barile di prudenza e un oceano di pazienza».
Per fare una domanda alla dottoressa Sabrina Camilli: redazione@lavocealessandrina.it oppure pediabimbumbam.altervista.org.