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Alessandria racconta – Giovanni e Stefano Aliora

Giovanni Aliora nasce ad Alessandria nel 1788. Intraprende la professione forense, e proprio in qualità di legale partecipa alla redazione del testo di revisione del sistema giudiziario voluto dal re Carlo Felice di Savoia. Il processo di riforma, finalizzato a sostituire le vetuste disposizioni della Carta de Logu risalenti al XIV secolo, si concluderà nel 1827 con l’emanazione delle Leggi civili e criminali pel Regno di Sardegna. Aliora è però anche amante delle lettere e della poesia italiana e latina. Raccoglie, infatti, in un apposito volume i Versi estemporanei latini detti in Alessandria dall’avvocato don Faustino Gagliuffi.

Quest’ultimo, nativo di Ragusa in Dalmazia, godeva grande fama di improvvisatore di versi latini. Nel corso dei suoi continui viaggi per l’Europa e l’Italia si ferma anche ad Alessandria dove si esibisce nei salotti aristocratici riscuotendo un discreto successo. Marco Faustino Gagliuffi tornerà più volte nell’alessandrino, in particolare a Novi Ligure dove riposa all’interno della Pieve di Santa Maria. Tra i molti componimenti poetici di Aliora, caratterizzati da una grande purezza di stile, si ricorda il significativo Inno alla Verità. Redige anche una biografia del cardinale Carlo Francesco Caselli, oltre a un’opera drammatica intitolata L’entusiasmo temperato del Tanaro. Per i suoi meriti artistici, viene nominato segretario perpetuo dell’Accademia degli Immobili, sciolta dopo i moti del 1821 e ricostituita con le Regie Patenti di Carlo Felice.

Anche il maggiore dei quattro figli dell’avvocato Aliora, Stefano Gioseffo, nato il 21 dicembre 1814, dimostra sin da subito un ingegno vivace: a soli undici anni scrive già fluentemente in latino e in greco. Nonostante la forte passione verso la letteratura, inizia per tradizione familiare gli studi di giurisprudenza. Purtroppo il giovane Stefano muore prematuramente non ancora ventenne. I suoi scritti vengono raccolti dal padre e pubblicati in tre volumi dedicati a monsignor Alessandro d’Angennes. Si tratta di prose e poesie, oltre a traduzioni di autori greci in versi italiani e latini. Giovanni Aliora gli sopravvivrà per pochi anni: si spegne, infatti, poco più che cinquantenne, nel 1841.

Mauro Remotti

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