Sono passate quattro settimane dal nostro rientro da Panama e il ricordo di quei giorni è ancora vivo in me. Non solo per il clima, le famiglie e i giovani, ma anche per la forza prorompente della domanda che ha accompagnato il nostro pellegrinaggio: cosa desidero dalla mia vita? Sembra una domanda da ragazzini, un uomo dovrebbe già sapere cosa desidera dalla propria vita e in parte, vi rassicuro, è così. Mi è chiaro cosa voglio essere, qual è il modello di uomo al quale mi ispiro e che cerco di imitare nei momenti spensierati e nei momenti difficili. Conosco quindi la direzione, ma non conosco il percorso che cambia a ogni incrocio e che chiede: cosa desideri dalla tua vita oggi, in questo luogo e in questo momento? Nel viaggio di scoperta dei propri “desideri”, c’è un elemento che tendiamo a trascurare perché è molto difficile da gestire, ma senza il quale non possiamo avere la giusta serenità per rispondere a questa domanda: amare ciò che non ci piace di noi. Cosa devo accettare di me stesso? A volte sono i limiti, forse i più semplici da individuare perché chi ci vuole bene ce li rimanda spesso, a volte sono i pregi. Talvolta i nostri pregi diventano limiti e viceversa. La Gmg e la nostra vita di fede ci insegnano che in tutto questo ragionare, pensare e scegliere dobbiamo sempre tenere conto dell’elemento più imprevedibile di tutti: cosa desidera Dio da me? Il bello è che ci sarà chiaro solo dopo aver accettato, Maria ce lo insegna: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.
Enzo Governale
@cipEnzo